Messina

Domenica 28 Aprile 2024

Sugli approdi da tempo aperta un’inchiesta che adesso ha nuovi “spunti”

La storia infinita degli approdi di Tremestieri, ormai divenuta una farsa, nel corso degli anni ha costituito materia di parecchie inchieste, a cominciare da quella del cemento impoverito che sarebbe stato in parte adoperato per la realizzazione della struttura. Ci sono state parecchie tranches d’indagine, affidate a più magistrati, con fascicoli che si sono “moltiplicati” man mano che la situazione tra poteri speciali, gare d’appalto, ricorsi e consulenze, si evolveva verso un fronte o un altro. Negli ultimi tempi qualcosa però è cambiato. Pare che la Procura abbia iniziato ad interessarsi della storia “sabbia sì” e “sabbia no” a giorni alterni a seconda delle sciroccate, per un’opera pubblica che sarebbe dovuta servire a far “respirare” una città allungatasi a dismisura, ma che sostanzialmente ha solo poche strade dritte, alcune anche “ristrette” dal tram e dai nuovi marciapiedi. Strade che risalgono praticamente al piano Borzì. Secondo indiscrezioni, su tutte le attività portate avanti negli ultimi mesi in tema di approdi e sulla farsa della sabbia, è il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro che sta lavorando ad un fascicolo, coordinando un paio di sostituti impegnati direttamente nella vicenda. Un fascicolo che ha assunto via via sempre più importanza, anche alla luce di alcune riunioni operative che si sarebbero svolte in queste settimane proprio nell’ufficio dell’aggiunto, al primo piano di Palazzo Piacentini, e di alcuni esposti, molto dettagliati, che sono stati presentati sia sulla gestione degli approdi, sia su tutto il tema dell’emergenza-sabbia. Quali effetti sortirà questa “nuova” inchiesta su Tremestieri e la sua purtroppo ridicola storia è ovviamente presto per dirlo, ma nei prossimi mesi di sicuro qualcosa dovrebbe accadere per le eventuali responsabilità gestionali che hanno portato al collasso del sito. E volendo tornare indietro nel tempo, è ormai assodato che proprio lì, a Tremestieri, gli approdi non sarebbero dovuti nascere, così come è emerso chiaramente nel recente dibattito cittadino, che anche noi abbiamo ospitato per dare voce a tutte le parti. E volendo tornare ancora più indietro, basterebbe ricordare che forse non tutti i torti aveva il prof. Leonardo Urbani, quando pensò, ragionando sul nuovo Piano regolatore generale della città, al cosiddetto “collettore ad ansa” per liberarla definitivamente dalla schiavitù di camion, tir, motoapi e automobili. Ma, del “collettore ad ansa”, come spesso accade in questa città, sono rimasti solo i bellissimi disegni progettuali e null’altro. Poteva essere la svolta, ma abbiamo perso ancora una volta... il treno, visto che siamo in tema di continuità territoriale, per ora.

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