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Povertà a Messina, una drammatica “radiografia”

 Nelle cifre del “Report Povertà” della Caritas diocesana passano in rassegna i volti e le storie della Messina degli “invisibili”. Volti e storie di gente che ha fame, in tutti i sensi: che non ha da mangiare, che ha un disperato bisogno di ascolto e di condivisione. È la Messina che vive nascosta, la Messina che affolla le Mense dei Rogazionisti, la Messina che sembra appartenere a un altro pianeta, a un altro secolo. I dati si riferiscono alle attività svolte nel 2014 dai 13 Centri d’ascolto della Caritas: il Centro diocesano e quelli di Tremestieri, Sant’Andrea Avellino, Sacra Famiglia, Camaro San Luigi, S. Nicolò in Zafferia, San Domenico, Don Orione, Santa Lucia sopra Contesse, Vicariato Faro, Camaro San Paolo, Santa Maria della Consolazione-villaggio Santo, S. Sebastiano di Barcellona. Sono state ascoltate 1641 persone, effettuati 3462 interventi. La fascia più coinvolta è quella tra i 30 e i 50 anni (il 57% donne). I bisogni individuati vanno da quelli elementari al lavoro, poi la richiesta di ascolto (17,3%), la casa (9,5%), le questioni di salute (8,8). Dal raffronto tra bisogni individuati e le richieste esplicite – come sottolinea il direttore della Caritas don Gaetano Tripodo – emerge una chiara indicazione: il lavoro, i beni e i servizi primari (dalle bollette agli alimenti) sono irrinunciabili. E nel confronto tra bisogni e interventi, si legge «l’importanza delle azioni effettuate dalla Caritas diocesana ma anche la necessità che sul territorio intervengano politiche specifiche da parte delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti sociali protagonisti sia per garantire l’effettiva realizzazione per tutti di diritti primari quali la casa, la capacità di interloquire con i pubblici uffici e la salute, sia per creare concrete possibilità di occupazione». Durante la presentazione del Report, don Gaetano Tripodo, Enrico Pistorino, responsabile diocesano dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e Chiara Pistorino, responsabile dei Centri d’ascolto Caritas, hanno ricordato il valore dell’attività della Chiesa locale, confermando la disponibilità della Caritas «ad una collaborazione operativa tra tutti i soggetti protagonisti del territorio, istituzionali e non, affinché dalla gestione delle emergenze si passi alla programmazione e alla realizzazione di politiche in grado migliorare significativamente la situazione generale della popolazione». Di tempo da perdere, non c’è n’è più.

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