Come i veri musicisti, ama stupire, Paolo Fresu, e ogni sua esibizione non può essere inquadrata più di tanto in uno schema, in un ambito preciso.
Il nucleo dello spettacolo “Vinodentro” (che non può non finire con una degustazione di vini, nel foyer), al teatro Vittorio Emanuele fino a domani, è certamente la colonna sonora, da lui composta, del film omonimo, tratto dal romanzo di Fabio Marcotto e diretto da Ferdinando Vicentini Orgnani; una pellicola dello scorso anno, che ha tra i suoi interpreti anche Giovanna Mezzogiorno e Pietro Sermonti, ma che in Italia - come ha ammesso lo stesso Fresu, presentandolo - si è vista poco.
Una colonna sonora composita e suggestiva, nella quale trovano posto, tra l’altro, anche due parti tratte dal Don Giovanni mozartiano (eseguite con puntualità - e, volutamente, senza cantanti - dall’Orchestra di archi del Teatro, coinvolta nella performance).
Ma poi il celebre trombettista va oltre, regalando all’attento pubblico presente ieri a teatro splendide divagazioni musicali, spalleggiato validamente al bandoneon da Daniele Di Bonaventura, che delle musiche ha curato gli arrangiamenti: ecco, così, prendere forma una versione sognante di Non ti scordar di me (tratta dalle musiche di un film di Ermanno Olmi) e i tre fuoriprogramma concessi alla fine della performance: uno dei pezzi cileni più celebri, Te recuerdo, Amanda (di Victor Jara), l’omaggio a Fellini che Fresu compose dopo aver appreso della morte del regista riminese e la rivisitazione di Answer me, my love, uno standard portato al successo da vari cantanti, tra cui Nat King Cole.
Bravissimo, ma non è più una novità, Fresu, ora in duo con Di Bonaventura (creando situazioni intime e raccolte, con luci soffuse e sonorità rarefatte), ora con il valido apporto della formazione di archi del Vittorio Emanuele, che consente aperture di più ampio respiro: che entri dalla platea, raggiungendo il palcoscenico suonando o la tromba o il suo inseparabile flicorno, oppure fermo accanto agli altri, il musicista sardo riesce a emozionare il pubblico, che lo segue con un silenzio e un’attenzione davvero rari.
Ricca di echi di jazz, di tango e con la presenza di qualche fugato che Di Bonaventura magistralmente prevede nei suoi efficaci arrangiamenti, la sua musica conquista il pubblico di Messina, che lo conosce e lo segue da tanti anni, ormai.
E che ha apprezzato non poco anche quel tema classico che Fresu aveva scritto per il film di Vicentini Orgnani e che, per gli strani destini del cinema (e per la legge impietosa del montaggio), è rimasto fuori dalla colonna sonora.
Ma non dallo spettacolo, chiuso tra gli applausi.
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