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Corte dei Conti: «Gestione inefficace dei poteri speciali»

 «Limitando l’analisi alla gestione emergenziale, è evidente che, nel corso degli anni compresi tra il dicembre 2007 ed il 30 settembre 2012 (...) l’azione amministrativa non appare, nel complesso, particolarmente efficiente». E ancora: «Non risulta che l’ampiezza dei poteri attribuiti al commissario delegato e la disponibilità di fondi considerevoli abbiano permesso realmente di ridisegnare le infrastrutture urbanistiche e viarie della città di Messina, o quantomeno di attivare una nuova fase progettuale di ampio respiro, nel corso dei numerosi anni trascorsi dall’avvio della gestione». In parole povere, i poteri speciali per l’emergenza traffico potevano essere utilizzati certamente meglio. Una considerazione non da poco, specie se a metterla nero su bianco è il magistrato istruttore Giuseppe Di Pietro, nella relazione conclusiva della Corte dei conti sulla contibilità speciale per l’emergenza traffico di Messina. I famosi poteri speciali, appunto, assegnati con l’Opcm del 2007 al prefetto Francesco Alecci e gestiti, dal 2008 in poi, dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca. Analizzando in particolare il rendiconto finale consegnato tra marzo e luglio 2013 dall’allora commissario Luigi Croce, e nonostante alcuni chiarimenti forniti dal Comune, secondo il magistrato contabile «permangono una serie di anomalie e di irregolarità». Alcune riguardano l’ecopass. «A fronte di accertamenti per 1 milione 764 mila euro, sono stati effettuati impegni in misura eccedente (2 milioni 83 mila euro)», dunque con «scarsa aderenza ai principi contabili». Nonostante ciò, «le compagnie di navigazione, incaricate della riscossione del ticket ecopass, non hanno riversato i proventi al Comune entro i termini stabiliti», una «situazione difficilmente giustificabile alla luce delle note criticità finanziarie del Comune». Altra anomalia: il disallineamento tra prestiti e prelievi. Il Comune ha acceso prestiti presto la Cassa depositi e prestiti per 8,1 milioni, ma dal prospetto emergono prelevamenti per 3,5 milioni, «non è chiaro – scrive la Corte dei conti – quale sia la ragione della notevole discrepanza tra i prestiti e i prelievi, che ammonta a quasi cinque milioni di euro». In generale, secondo i giudici contabili «nonostante l’ampiezza delle previsioni dell’Opcm, il grado della realizzazione degli interventi infrastrutturali non appare particolarmente soddisfacente». E ancora: «Nonostante gli anni trascorsi dalla declaratoria dello stato di emergenza e dallo stanziamento dei fondi, risultavano (al 26 giugno 2013, ndc) ancora da eseguire o da completare parecchie opere giudicate essenziali per la risoluzione dell’emergenza ambientale». Il 19 marzo si riunirà la sezione di controllo per pronunciarsi sulla relazione del magistrato Di Pietro. L’antifona dice già tanto.

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