La Camera di Commercio accorpata a Catania. L’Autorità portuale anche, o forse a Gioia Tauro, o non si sa bene che fine farà. La Provincia regionale liquidata, assieme alle altre, ma non si capisce cosa e chi prenderà davvero il suo posto. E mentre tutto è aleatorio in questa città – dove l’unica certezza è che a ogni sciroccata il porto di Tremestieri finisce sepolto dalla sabbia... –, il mosaico che prima rendeva Messina orgogliosa di se stessa, del suo ruolo e delle sue funzioni, viene smontato tessera dopo tessera. Rischiamo, infatti, di perdere un’altra importante e prestigiosa istituzione: la sede decentrata della Banca d’Italia. Il vecchio progetto – quello risalente al 2007, allora fortunatamente sventato – torna a galla, aggiornato ai tempi. È del febbraio 2015 il Piano di riforma della rete delle filiali predisposto dall’Istituto retto dal super-super manager Visco. Secondo criteri fortemente contestati dalle organizzazioni sindacali, sono state individuate alcune filiali considerate strategiche, che verranno mantenute e anzi trasformate «in filiali ad ampia operatività»: si tratta di Agrigento, Sassari, Livorno, Pescara, Lecce e Reggio Calabria (tutte città con territori e popolazione decisamente inferiore a quelli di Messina). In pratica, nel territorio siciliano resterebbe come sede centrale Palermo, Agrigento e Catania avrebbero “ampia operatività”, mentre Messina, assieme a Caltanissetta, Ragusa e Trapani, sarebbe «unità di servizio territoriale “a tempo”». Totalmente declassata. Agrigento, dunque, è più importante di Messina? Il fronte sindacale (la Falbi Confsal, la Cgil, la Uilca e la Cisl) che scese in campo otto anni fa, torna a farsi sentire, preannunziando un primo sciopero proclamato per il prossimo 16 marzo e un’altra giornata di mobilitazione il 23 marzo. Le ragioni sono esposte con chiarezza da Antonino Saverio Inzirillo, rappresentante del sindacato nazionale Banca centrale (Falbi). 1) La riduzione delle sedi non sarebbe giustificata da analisi economiche, vista la florida situazione di Bankitalia. 2) Una riforma, quella del 2010, è già stata attuata e sta dando i suoi frutti. 3) L’abbandono di pezzi importanti di territorio aumenta in modo esponenziale i rischi legati alle infiltrazioni criminali nel tessuto socio-economico e alle minacce di rapine e assalti ai furgoni portavalori sui tratti autostradali. 4) Non è stato preso in alcuna considerazione il nuovo status di Città metropolitana, Messina sarebbe l’unica in Italia a non avere una struttura della Banca d’Italia. 5) Alla filiale messinese di piazza Cavallotti è già stata sottratta la gestione del contante con le banche, favorendo in modo discutibile Catania. Adesso si deve invertire la tendenza, con la trasformazione in “filiale ad alta operatività”. 6) Singolare è la scelta che privilegia Agrigento «soltanto per una questione di geometria territoriale»