La nostra è davvero una città bizzarra, dai modi strani e, soprattutto, ostinata a voler dare continuamente l’impressione di fare il possibile per mettere a rischio quel poco che è rimasto. Evidentemente quello che è stato già sottratto ancora non ci è bastato. Ma c’è di più. Lo si fa costruendo “castelli in aria” e avviando tutta una serie di iniziative che poi, d’improvviso, ma lo si poteva immaginare prima, finiscono in un’enorme bolla di sapone. E non sarebbe potuto essere altrimenti. Quella del secondo Palazzo di Giustizia è una vicenda che, per certi versi, potrebbe essere definita incredibile visto che tiene banco nella città dello Stretto ormai da tempo immemore, così come infinite sono le soluzioni che al problema si tentano di dare. Sempre però si ha l’impressione che si continui a navigare pericolosamente a vista. Il tutto considerato che quando un progetto sfuma si trova in poco tempo una seconda soluzione - stranamente però da qualche tempo l’unica costante è che si tratta di un’area militare - indifferentemente che sia al centro, a sud, a mare o a monte della città. L’ennesima puntata di questa “storia infinita”, dopo un gran parlare che si è fatto della vicenda con riunioni, incontri, pareri e tanto altro (ma sempre senza “invitare” il proprietario della struttura individuata) si è consumata nella mattinata di lunedì scorso quando a Messina sono giunti in missione alcuni componenti della commissione inviata dal ministro della Difesa. La senatrice Roberta Pinotti, titolare del dicastero, tempo addietro e dopo le innumerevoli pressioni di Palazzo Zanca, aveva difatti promesso il suo interessamento per valutare la richiesta presentata dal Comune. Ente locale che, dopo numerosi tentativi falliti per altre aree, questa volta voleva appropriarsi della caserma “Crisafulli - Zuccarello”, ovvero quegli immobili di via degli Orti, ex sede del Gruppo selettori per gli allievi ufficiali di complemento, da poco ristrutturati proprio dal ministero della Difesa per ospitare il personale militare “sfrattato” dalle caserme “Nervesa” e “Gasparro” di Bisconte. Strutture, queste, sottratte alla disponibilità dell’Esercito e acquisite dal ministero degli Interni per ospitare gli extracomunitari. All’incontro “top secret” era presente l’assessore Sergio De Cola, con delega alla Manutenzione degli immobili adibiti a servizi. Il componente della Giunta Accorinti ha incontrato i membri della commissione (un ufficiale generale e alcuni ufficiali superiori). La visita del personale venuto da Roma, che assieme all’assessore ha portato a termine una attenta ispezione all’interno della struttura, ha confermato che gli spazi all’interno della caserma sono insufficienti persino per i militari che ci vivono. La “Crisafulli Zuccarello”, come detto, ospita da qualche tempo anche i reparti delle strutture recentemente acquisite dal ministero dell’Interno oltre a quelli in forza al “5° Reggimento fanteria Aosta”. La Difesa ha comunque offerto piena disponibilità, come già avvenuto in altre realtà italiane, qualora il Comune costruisse una caserma in una qualsiasi zona della città da permutare con la “Crisafulli Zuccarello”. I componenti della commissione riferiranno ora al ministro l’esito dell’incontro ma la decisione è di fatto scontata proprio per l’assoluta impossibilità di prendere in considerazione l’ipotesi avanzata dal Municipio. Ieri pomeriggio l’assessore De Cola, da noi contattato telefonicamente sulla vicenda, ha preferito non commentare quanto accaduto limitandosi ad affermare che «si è trattato di un incontro assolutamente riservato che ha avuto al centro una discussione attualmente in itinere ma tutta ancora da costruire. Quello che è certo - ha concluso De Cola - è che siamo partiti in difficoltà e ora cerchiamo possibilità». Insomma l’impressione è che si debba ricominciare da zero, questa volta però pensando magari ad altre strutture abbandonate (un esempio su tutti i locali Ferrotel, nella parte bassa di via La Farina, con 90 stanze e aule multimediali) senza rischiare di mettere a rischio tanti posti di lavoro visto che il trasloco di qualsiasi presidio militare si ripercuoterebbe negativamente nell’economia cittadina per tutto l’indotto collegato. Di questo, se accadrà, la città ne sarà davvero grata.