Alla sua prima uscita ufficiale da collaboratore di giustizia, nel processo d’appello “Gotha 3”, il boss barcellonese Carmelo D’Amico lancia le prime potentissima bordate. Un autentico siluro raggiunge uno dei politici messinesi più influenti degli ultimi decenni,il sen. Domenico Nania. Secondo il boss pentito l’ex esponente di AN sarebbe stato a capo di una potente loggia massonica che aveva legami con la mafia ed estendeva la sua egemonia anche in Calabria. Interrogato in videoconferenza, dalla località protetta in cui si trova da qualche mese, dai sostituti della Procura distrettuale antimafia Angelo Cavallo e Vito di Giorgio, D’Amico ha ripercorso parte della sua carriera criminale soffermandosi sul clima che si respirava a partire dagli anni 80 a Barcellona. La città del Longano ha detto, sarebbe stata governata dalla famiglia mafiosa barcellonese, con a capo il padrino Giuseppe Gullotti, che aveva stretto un patto scellerato con una loggia occulta di grandi dimensioni. D’Amico non fa il nome della loggia ma dice che ai vertici vi sarebbero stati l’avvocato Saro Cattafi, da molti pentiti indicati come il vero reggente di Cosa Nostra a Barcellona, e dal sen. Mimmo Nania indicato come mister X nei primi verbali d’interrogatorio. Una loggia che aveva rapporti con le ‘ndrine calabresi e che gestiva i più importanti affari illeciti. D’Amico ha poi confermato di essere stato a capo della famiglia mafiosa barcellonese, di aver preso parte attivamente ad una trentina di omicidi e di essere a conoscenza di almeno 70: Poi si è soffermato sulle estorsioni alla Cogeca ed in generale sull’attività del racket a Barcellona. E sulle accuse di D’Amico ha prontamente replicato l’ex sen. del PDL Nania: “Ho appreso oggi di essere un mafioso e un massone. Nella mia vita sono stato nella Giovine Italia, nel MSI ed in AN. Nel mio partito era incompatibile l’iscrizione nella massoneria. Conoscevo bene Rosario Cattafi –ha detto l’ex vicepresidente del Senato- ma dai tempi dell’Università non l’ho più frequentato. Ho sempre pensato, che essendo di destra, fossi figlio di un Dio Minore, ma oggi scopro che guidavo tutto io in Sicilia ed in Calabria”. Per me, ha concluso Nania che ha escluso di aver mai conosciuto D’Amico- parlano la mia vita, i miei gesti, le mie amicizie, la mia attività che valgono più di ogni menzogna”.