Non è certo un problema di questi giorni. Quando da 14 navi in servizio tra le due sponde, abilitate al trasporto dei convogli, si arriva pian piano a un totale di tre, di cui una sola in servizio, si ha la netta percezione il disegno delle ferrovie sta per arrivare alla conclusione. Le cicliche eclatanti proteste in questi ultimi decenni hanno si rallentato il procedimento ma l’inesorabile ridimensionamento, no. Così, dopo aver teso una mano a favore del collegamento veloce, garantendo le corse giornaliere con le zattere della controllata Bluferries, Rfi pensa di limitare a Messina quelli provenienti dall’intera isola, e Villa S. Giovanni, quelli provenienti dal continente, arrivo e partenza dei treni. A questo ennesimo tentativo si oppongono tutte le sigle sindacali con in testa l’Orsa che detiene la leadership nel comparto.
Ferrovie dice di voler puntare sul trasporto delle merci tra una sponda e l’altra dello Stretto ma non sui passeggeri. Da vedere ancora come si creerà un nuovo sistema di assistenza, quando questi ultimi saranno chiamati a scendere da un convoglio a Messina per proseguire verso nord da Villa e viceversa. Operazione, attualmente, difficoltosa se non impossibile in determinati momenti della giornata. Intanto’ i sindacati hanno strappato la promessa di un tavolo per i 2 febbraio, solo dopo scatterebbe un’eventuale mobilitazione. Treni a lunga percorrenza e il loro traghettamento, allo stato attuale, significano occupazione per 500 unità tra naviganti e uffici, 180 unità per operazioni di manovra, 50 personale di bordo e macchina di Trenitalia, 200 tra i comparti di Messina, Palermo e Siracusa, per manutenzione e verifica.
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