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Il messinese Martino
candidato dei moderati

L'ipotesi per il Pd non sta né in cielo né in terra ed alla vigilia delle votazioni per il Quirinale, Silvio Berlusconi preferisce non alzare troppo il tiro. Ma, la suggestione che Forza Italia diventi sempre più indispensabile per il prosieguo della legislatura è un ipotesi a cui l'ex premier inizia a guardare con un certo interesse. Per il Cavaliere infatti sono i numeri a parlare e, quello che è accaduto sulla legge elettorale, dimostra che al Senato Renzi non ha più i numeri e Forza Italia diventa sempre più determinante. I tempi per l'operazione, semmai dovesse andare in porto, non sono certo brevi ma nessuno dentro Fi sembra escludere a priori l'idea. Paolo Romani si limita ad osservare solo come sia "prematuro" parlarne ora, mentre il leader di Ncd Angelino Alfano con cui Berlusconi ha ritrovato una sintonia che parte dalla mediazione comune per il Colle per poi proseguire anche nel progetto di riunificare il centrodestra, non sembra mettere veti ad un eventuale ingresso degli azzurri in maggioranza: "Con Forza Italia abbiamo parlato di Quirinale, ma certo la posizione comune sulle riforme ha un grande significato". Berlusconi sa bene che il percorso è tutt'altro che semplice ecco perchè bisogna procedere per step. Il primo punto resta l'elezione del Capo dello Stato. L'ex premier farà cartello con Alfano cercando di fare 'pesare' i voti di tutta l'area moderata consapevole delle difficoltà del Pd. E da qui nasce l'idea, proposta ai senatori azzurri, di lanciare il messinese Antonio Martino, tra i fondatori di Forza Italia "tessera numero 2 del partito" come candidato di bandiera.

Un'ipotesi da discutere con Ncd ma che secondo l'ex capo del governo potrebbe essere un modo per contare quanti voti si hanno a disposizione: Alla quarta votazione arriveremo all'accordo con il Pd. L'ex premier ne è convinto anche perchè, avrebbe detto in modo ironico: Se c'è un altro presidente della Repubblica ostile me ne vado all'estero e vi mando tante cartoline... Dopo l'elezione del Capo dello Stato, l'intenzione dell'ex premier è quella di lavorare per la ricostruzione dell'area dei moderati aspettando che la corte di Strasburgo si pronunci sulla sua agibilità politica. L'ex premier non nasconde l'amarezza per la sua situazione e per il fatto che il governo non abbia corretto con una norma l'interpretazione, a suo dire errata, della legge Severino. La speranza ora è nella corte europea che "certificherà la mia innocenza". Un progetto preciso che però deve fare i conti con Raffaele Fitto. Il capo dei dissidenti non arretra, anzi non esita a ribattere colpo su colpo a quanto detto dal Cavaliere: "la linea scelta è quella di obbedienza cieca a Renzi", accusa l'eurodeputato che anche oggi ha riunito le sue truppe, prima i senatori e poi i deputati reduci dall'incontro con Berlusconi. E' proprio contro di loro che l'ex capo del governo ha usato i toni più duri invitandoli a "cambiare linea oppure a cercare un altra strada". State indebolendo tutti il partito, è l'accusa rivolta dal Cavaliere, soprattutto nel caso ci fossero elezioni anticipate: Presto la gente si accorgerà che questo governo non ha fatto nulla per la crisi e quindi c'è il rischio che si torni alle urne con il Consultellum.

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