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Approdi: dragaggio e forse l’intesa sui lavoratori

 Due soluzioni più o meno raggiunte. Da un lato c’è finalmente il via libera al secondo dragaggio degli approdi di Tremestieri, con la prospettiva di riapertura integrale nel giro di una settimana. Dall’altro, ieri sera a Palazzo Zanca, sono state rafforzate fino a un certo punto, con riferimento al nuovo bando in corso di stesura, le chance di continuità occupazionale dei 36 lavoratori della società Terminal Tremestieri. Ovvero la “Srl” composta da Caront&Tourist, Rfi-Bluvia e Meridiano che fornisce i servizi portuali di “terra” agli stessi tre armatori impegnati con le loro navi per il traghettamento dei Tir. Ma procediamo con ordine. È arrivato il lieto fine, anzitutto, per la vicenda del nuovo intervento indispensabile per riattivare gli approdi: sugli errori di calcolo della sabbia, prima, e sul ripascimento a Galati, poi, la telenovela degli equivoci è terminata ieri sera a Palermo. È servito un lungo confronto tra il presidente dell’Autorità portuale, Antonino De Simone, l’assessore regionale all’Ambiente, Maurizio Croce, dirigenti e funzionari ed anche, a distanza, il Comune. Alla soluzione ha concorso una lettera del sindaco Accorinti relativa alla disposizione della sabbia a Galati. Anzitutto, il dragaggio bis inizierà già stamani, alle quattro e mezza. È stata fugata l’ipo - tesi, ai limiti della follia, di dover indire una seconda gara per smaltire i mega residui della stessa partita di sabbia. È bastato l’allungamento del contratto. Ciò grazie anche alla disponibilità dell’impresa veneta esecutrice del primo dragaggio che, in base alla gara vinta, avrebbe potuto andar via da Messina la scorsa settimana. Ma, accogliendo la richiesta del comandante del porto Nino Samiani, oltre che dell’Autorità portuale e del Comune, il grosso motopontone rosso de “La Dragaggi” di Chioggia è rimasto ormeggiato in attesa che la telenovela si risolvesse. «Mi hanno assicurato – riferisce il com. Samiani – che per i nuovi lavori di prelievo e trasporto della ghiaia a Galati potrebbero bastare, mare permettendo, appena 4 giorni». A sciogliere il nodo attorno al tipo di difesa della costa galatese sono stati i chiarimenti dei tecnici regionali e la lettera del sindaco. Accorinti ha precisato che il Comune non è nelle condizioni (finanziarie) di accollarsi il trasporto su strada, da Tremestieri, dell’enorme quantità di materiale sabbioso, e il suo posizionamento a terra. Quel che è riuscito a fare per i primi 5.000 metri cubi. Palazzo Zanca, quindi, dice “sì” all’unico intervento in concreto possibile: la disposizione della ghiaia nel basso fondale a pochi metri dalla riva, secondo la modalità già utilizzata dall’impresa durante il precedente lavoro via mare. Si vedrà. Quel che conta di più è bandire la gara al fine di erigere la barriera strutturale fatta di frangiflutti per cui la Regione ha stanziato 400.000 euro. «Ci vogliono 60 giorni per la Via semplificata, poi in 15 giorni facciamo una gara ristretta», la promessa di Croce. Quanto alla vertenza dei 36 terminalisti, ha dato risultati apprezzati (ma ancora da mettere nero su bianco e avallare ai vertici dell’Autorità portuale) la riunione pubblica cui hanno preso parte, a Palazzo Zanca, i sindacati Ugl e Fast-Confsal coi rispettivi legali, i due dirigenti dell’Ufficio Legale e Demanio, dell’Authority Savasta e Longo, il sindaco Accorinti, l’assessore De Cola e i capigruppo del Consiglio comunale. Dopo un serrato confronto legale, si è già predisposta una bozza di clausola sociale da inserire nel bando: «L’impresa partecipante –si legge –durante il periodo di durata della concessione, si impegna, in un’ottica di continuità lavorativa e di mantenimento degli attuali livelli occupazionali, all’assunzione dei dipendenti dell’im - presa ex concessionaria, avendo essi conoscenza diretta e specifica del Terminal accumulata negli ultimi anni, a condizione che il numero e qualifica siano armonizzabili con l’organizzazione d’impresa della ditta aggiudicataria e con le esigenze tecnico-organizzative e di manodopera previste, e comunque nell’ottica di ottimizzazione e, possibilmente, potenziamento del ciclo produttivo e, correlativamente, del numero di risorse umane utilizzate». Soddisfatti i lavoratori che hanno tolto il presidio dall’Aula consiliare. Ancora cauto De Simone: «Abbiamo avuto la disponibilità a modificare la forma nell’ottica di una clausola sociale europea, ma la sostanza legale non può cambiare». 

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