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Genovese, in una settimana la decisione sulla scarcerazione

La prima notte nel carcere di Gazzi è trascorsa tranquilla per l’on. Francantonio Genovese. Così come era già accaduto la prima volta, il 15 maggio scorso, l’ex parlamentare del PD si trova rinchiuso nel centro clinico. Allora rimase solo sei giorni. Il 21 maggio il gip De Marco gli concesse i domiciliari e Genovese potè tornare a casa nella sua villa di Ganzirri. Cosa succederà questa volta è preso per capirlo. Il suo legale, l’avv. Nino Favazzo,  ieri ha presentato istanza di scarcerazione ai giudici della prima sezione del Tribunale. Entro una settimana si dovrebbe sapere se l’ex segretario regionale del PD potrà tornare ai domiciliari o se dovrà rimanere ancora in carcere. Un percorso che sembra ricalcare quello del 15 maggio scorso quando la Camera dei deputati, su richiesta della Procura di Messina, votò l’arresto per il deputato. Genovese decise di costituirsi immediatamente e quella sera stesso si presentò a Gazzi. Poi otto mesi di arresti domiciliari ma con la spada di Damocle del ricorso presentato dalla Procura contro la  scarcerazione. Secondo i magistrati infatti susciterebbe il concreto pericolo di reiterazione dei reati. I giudici del Tribunale del Riesame avevano già affermato che la villa di Ganzirri è una sorta di località protetta dove il deputato avrebbe potuto continuare a coltivare i suoi rapporti forte di guarentigie che rendevano l’abitazione incontrollabile. Così dopo il parere del Riesame che cinque mesi fa aveva annullato gli arresti domiciliari ed il successo ricorso in Cassazione del legale di Genovese mercoledì è giunta la decisione della Corte Suprema.  Genovese non doveva essere scarcerato e dunque deve tornare  in cella. Da qui l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura sottoscritto dall’aggiunto Ardita e dal i sostituti  Carchietti, Monaco e Todaro. Alle 16,40 dopo essere stato prelevato a casa dalla Guardia di Finanza, l’ex parlamentare del PD è tornato in carcere.  

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