Voci che si rincorrono, riunioni più o meno “segrete”. La parola “sfiducia” viene solo sussurrata, ma sembra essere all’ordine del giorno di un confronto tra forze politiche, anche di segno opposto, che vorrebbero mettere fine all’esperienza della giunta Accorinti. Uno schieramento che va da ambienti vicini a Forza Italia ad alcune componenti del Partito democratico, comprendendo anche esponenti dell’estrema sinistra e pescando tra qualche deluso degli “accorintiani della prima ora”. L’argomento “sfiducia” non compare ufficialmente nell’agenda politica di Palazzo Zanca. L’impressione è che si aspetti quello che viene considerato il crocevia più importante di questa consiliatura: il giudizio sul Piano decennale di riequilibrio finanziario da parte della Corte dei Conti. Che sia un momento essenziale per la vita del Comune, lo ha ribadito di recente anche il vicesindaco Guido Signorino in riferimento alla vicenda relativa alla stabilizzazione dei 290 precari e dei 32 vigili urbani. Dall’approvazione o meno del Piano di riequilibrio discendono a cascata una serie di conseguenze che possono avere un impatto forte, positivo o devastante, sulle future azioni amministrative. Un conto è gestire l’inevitabile default (nel caso di un secco “no”), un conto è conseguire un risultato di fondamentale rilevanza e poter disporre, come ha sottolineato lo stesso Signorino, di circa 70 milioni di euro, risorse che potrebbero essere messe in circolo nell’immediato, una volta restituito favorevolmente il Piano di riequilibrio. Ma c’è davvero la volontà da parte delle forze di opposizione alla giunta Accorinti (che poi sono la maggioranza assoluta in consiglio comunale) di andare allo scontro finale, sapendo che la “sfiducia” può anche rilevarsi un’arma a doppio taglio, un vero e proprio boomerang? «Se Accorinti non cambia uomini, atteggiamenti e strategie, dovremo impedirgli di continuare a combinare disastri», affermano alcuni consiglieri. E il capogruppo di “Felice per Messina” (la lista che sosteneva la candidatura a sindaco dell’avvocato Felice Calabrò) Giuseppe Santalco, nella nota che pubblichiamo in questa stessa pagina, lascia intendere che entro il Natale dell’anno prossimo potrebbero esserci «delle sorprese». È questo, probabilmente, il limite temporale che il “partito della sfiducia” si è dato, prima di portare sul serio l’eventuale mozione all’esame dell’aula di Palazzo Zanca. Ed Accorinti? Il sindaco ha sempre detto di non avere tempo per inseguire le “voci di corridoio” e di essere impegnato, 24 ore su 24, nella ricerca di soluzioni non solo per scongiurare il dissesto finanziario ma per rilanciare davvero Messina, con le sue vocazioni, la sua specificità di “città metropolitana dello Stretto”, la sua voglia di non cedere alla rassegnazione. «Non temo la “sfiducia” dei Palazzi, a me preme non perdere la fiducia dei miei concittadini», è il mantra ripetuto dal sindaco “amico” del Dalai Lama.