28 dicembre 1908. 5.21 del mattino. Un terremoto. Il terremoto. 37 secondi che hanno cambiato la storia della città. Messina non ha dimenticato, anche se le immagini sono poche, sbiadite, i ricordi pochissimi, trasmessi da nonni e bisnonni sopravvissuti a quella tragedia. 106 anni dopo la città ha commemorato le 80mila vittime. Cominciando proprio alle 5.21, con le luci accese nelle case per quei 37 secondi. Gli stessi del sisma. Poi sono iniziate le cerimonie in giro per la città, con la deposizione di corone di fiori dal cimitero a Largo Minutoli. La delegazione del consolato generale della federazione russa di Palermo ha invece deposto una corona sotto al monumento dedicato ai marinai russi, donato alla città per ricordare gli aiuti offerti alla popolazione messinese dalle unità della squadra navale russa immediatamente dopo il sisma. Al Gran Camposanto, invece, la commemorazione del terremoto è stata l’occasione per scoprire angoli poco conosciuti del cimitero monumentale. Giuseppe Finocchio ha guidato una trentina di coraggiosi, pronti a sfidare anche la pioggia, attraverso le opere più significative, strettamente legate al sisma del 1908. A chiudere la lunga serie di appuntamenti, la messa in cattedrale nel pomeriggio. Ultimo evento commemorativo di questa intensa giornata del ricordo di 80mila persone e di una città che, purtroppo, non c’è più.
In occasione del 106° anniversario della catastrofe, il consigliere comunale Libero Gioveni, torna a chiedere l’intitolazione di un tratto del viale S. Martino alle vittime del sisma. Indica proprio il luogo che per primo fu ricostruito: il Quartiere Lombardo compreso tra il viale Europa e Villa Dante, il tratto che vorrebbe si intitolasse. Una decisione, scrive Gioveni stuzzicando l’assessore alla cultura Perna, che potrebbe di certo lasciare alla città il primo vero "segno epocale" del più grande evento luttuoso della storia messinese.
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