Si è praticamente brindato ai 30 milioni che dal 2015 al 2017 saranno elargiti per finanziare il servizio di collegamento veloce tra le due sponde dello stretto. Si parla e si scrive di un grosso problema risolto ma tutto questo non si è ancora tradotto in termini operativi. Mancano 9 giorni alla fin dell’anno e i marittimi impegnati nel servizio, ormai noto come Metromare, sono col fiato sospeso per il loro futuro occupazionale. Diversi i punti sui quali si basa la richiesta alla prefettura per una convocazione di Rete ferroviaria, Ustica Lines e organizzazioni sindacali. I tempi necessari ad espletare le procedure per un nuovo appalto sono significativamente lunghi e ad oggi non si sa come sarà gestita la fase
provvisoria dopo il 31 dicembre. Lo sostiene il sindacato Orsa che assiste la maggior marte dei marittimi che, allo stato attuale, a partire dal primo gennaio sembrerebbero destinati alla disoccupazione. Le riserve sulla tempistica derivano dall’esiguità della flotta di Bluferries, una controllata di Rfi. Ed è proprio a Rete ferroviaria italiana che il ministero dei trasporti ha dato incarico di coordinare il periodo transitorio. La navi di Bluferries in grado di effettuare il trasporto veloce di passeggeri sono due. Il sindacato, invece, ritiene che ne servono almeno cinque per fornire un adeguato collegamento fra Messina, Villa S. Giovanni e Reggio Calabria. Anche sul fronte Ustica Lines, la compagnia che ha in gestione i collegamenti tra Messina e Reggio, non è stata ancora ufficialmente coinvolta nel programmi ministeriali. Pertanto, scaduta l’’ennesima proroga, il 31 dicembre, si appresta a dar seguito alle procedure di licenziamento dei 57 dipendenti impegnati in questo servizio. Al rappresentante di governo, quindi, il sindacato Orsa chiede di intervenire presso il Ministero per scongiurare la perdita di posti di lavoro, l’interruzione di un servizio indispensabile per molti abitanti dell’area dello stretto e le eclatanti manifestazioni di disperazione, si legge in una nota, che potrebbero compromettere l’ordine pubblico.
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