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Il destino di Galati poggia sulla sabbia

La prima operazione per salvare mezza Galati, quella del ripascimento con la sabbia di Tremestieri, è partita ieri. Ha cominciato il Comune, con il previsto prelievo della ghiaia, i primi 500 metri cubi, dal piccolo porto d’emergenza. Una buona collaborazione tra l’autoparco municipale ed un’impresa, la ditta Scopelliti, i cui camion scarrabili hanno compiuto ieri 24 volte il tragitto tra gli approdi e il tratto in pericolo del litorale galatese. Ogni volta un carico di 20 metri cubi di sabbia, il tutto sotto la direzione del geometra Bottari della Protezione civile comunale. Il materiale sabbioso viene per ora solo ammassato nell’esiguo arenile tra il mare e le case Raciti, il complesso più minacciato ma non l’unico. Di questo passo, il primo piccolo tassello della protezione urgente di Galati, quella a carattere provvisorio,sarà collocato in 7-8 giorni. A stretto giro il testimone della “operazione dragaggio” dovrà essere passato all’Autorità portuale, ovvero all’impresa che s’è aggiudicata la gara per eseguire il ripascimento via mare, usando il pontone con la pompa sparasabbia. Ma se la sabbia è una scommessa già avviata, dal 9 dicembre ha rallentato l’iter del progetto della barriera radente di massi che dovrebbe fornire un barriera bel più solida della sabbia. Neanche questa, però, com’è noto, la soluzione definitiva. Il Genio Civile ha, infatti, legittimamente espresso parere negativo sul progetto preliminare redatto dal Servizio di Messina della Protezione civile regionale dopo l’ultima mareggiata del 5-6 novembre. A parte qualche incompletezza documentale, comprensibile visti i tempi, il principale rilievo sembra riguardare la previsione d’impiego di massi di seconda e terza categoria. Per l’ufficio tecnico di via Saffi servono anche quelli di quarta categoria, più grandi e più resistenti alla dirompente erosione. La premessa del parere: «L’area risulta particolarmente esposta all’azione erosiva dei marosi, come si evince dai numerosi fenomeni che annualmente evidenziano uno stato di criticità, si condivide la necessità di eseguire i lavori in argomento finalizzati a scongiurare l’emergenza». L’ingegnere capo Santoro ha rilevato però: «Il progetto è privo di studi che, in relazione all’onda critica del paraggio, verifichino le opere in progetto in relazione sia ai fenomeni di risalita d’onda e tracimazione sia di resistenza del masso alle forze indotte del moto ondoso incidente e di riflessione diretta sull’imbasa - mento, quest’ultimo peraltro appare del tutto insufficiente a contrastare l’eventuale azione erosiva e di sifonamento dell’onda battente». Invece «ciò si ritiene indispensabile in quanto la realizzazione di parte delle opere prevede massi di seconda categoria (peso da 1000 a 3000 chilogrammi) su cui lo scrivente, in mancanza di specifici studi e verifiche, nutre forti perplessità sulla tenuta dell’opera che si andrà a realizzare» 

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