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Quel portalettere di Provinciale con l’arte nel cuore

 Una tragedia senza limiti, come quella di ogni vita recisa all’improvviso, quando si è ancora nel pieno delle forze fisiche e interiori. Ed agli altri, a cominciare dai familiari più stretti, si vuole dare amore, affetto, esperienza, guida. Questo è il dramma lancinante che s’è aperto per quanti, ed erano tanti, dividevano la vita o anche “solo” l’amicizia con Nicola Tavilla, 55 anni, residente al complesso San Michele dell’o m onimo villaggio, di professione portalettere al rione Provinciale. Come un fulmine micidiale, la notizia della sua morte atroce alle 6 e mezza del mattino ha sconvolto anzitutto la moglie Antonella e il figlio Fabio, che in quel marito e padre, come in tante famiglie, avevano il faro di un’esistenza serena e felice. La donna lavora per una ditta cittadina, il secondo studia alla facoltà di Scienze motorie della nostra Università. Lo strazio ha attanagliato anche gli anziani genitori di Nicola, entrambi ottantunenni, residenti in un condominio vicino, sempre a San Michele, e i suoi due fratelli Giovanni ed Anna Tavilla, lui finanziere del Gruppo aeronavale di Messina e lei dipendente dell’Università nel polo di Papardo. Con la velocità di telefonini e social la notizia s’è diffusa a macchia d’olio, talora brutalmente, nell’arco della mattinata, e in molti sono accorsi nella camera mortuaria del Policlinico dove il corpo dell’impiegato postale è stato trasportato e tuttora si trova in attesa di eventuali provvedimenti del magistrato. Era una bella persona, Nicola Tavilla, così lo ricordano tutti. A partire dal fratello Giovanni che rammenta quanto fosse benvoluto anche alle Poste, dai colleghi di lavoro come dai cittadini di Provinciale che da lui ricevevano la corrispondenza ed avevano imparato a conoscerlo. «Aveva sempre un sorriso per tutti, era la generosità fatta persona. La sua perdita è una ferita che durerà sempre». È toccante anche il breve ritratto tratteggiato da un paio di amici con i quali Nicola divideva da decenni gli incontri di famiglia, le conversazioni e le passioni. Il commercialista Piero Giacopello e l’ematologo Alessandro Allegra sottolineano quanto lui fosse, a 55 anni, pieno di vita: «Giocava a calcetto, non di rado insieme a suo figlio, andava a mare e praticava la pesca subacquea. Ma soprattutto, di recente, aveva rotto gli indugi e stava coltivando in modo pieno la sua vera vocazione: quella artistica per la pittura, in particolare per le incisioni con la tecnica dell’a c q u a f o rte, per le quali utilizzava un torchio che custodiva nella sua casetta di Castanea. Già quest’estate aveva fatto una prima mostra a Paradiso, e tra pochi giorni, venerdì, avrebbe allestito un’altra esposizione». Nicola Tavilla – rammentano – aveva voluto ammirare tutte le mostre e i capolavori di Caravaggio e Antonello e da qualche giorno aveva detto all’amico Piero che intendeva arricchire le sue conoscenze sull’area di Giostra ritenuta tomba di Antonello. Era insomma ricco di affetti come di afflato culturale. Lo fa vedere questa sua foto sorridente, che pubblichiamo, davanti alla fontana del Bernini in piazza Navona. Un destino crudele ha spezzato tutto questo ma il suo ricordo ci sembra un fiore che continuerà a sbocciare in più di una vita. 

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