Condizioni stazionarie dopo la prima notte in Rianimazione. Condizioni sempre molto gravi. Ma, al contempo, e qui s’annidano umili le speranze, stazionarie. Sul filo di queste poche parole, ancorate ai parametri cerebrali forniti da un sondino, fremono insopprimibili la preghiera e la speranza. Quella che le condizioni critiche di Roberta Imperiale, la ragazza di 18 anni rovinosamente caduta dalla moto del compagno di banco nella notte tra sabato e domenica, possano dare prima o poi un minimo segnale di miglioramento. Una via non ancora percorsa dalla sfortunata studentessa del “ Don Bosco”, già due volte tragicamente colpita dal destino. Che, dopo aver perso in un anno la mamma e il papà, quest’ultimo a settembre, si trova da tre giorni in coma e continua, intubata e sedata, a “lottare per vivere” nel suo lettino del Policlinico. I medici di due equipe che si integrano per salvarla, neurochirurgica e rianimatoria, vigilano ora dopo ora, rinnovano le Tac e gli altri approfondimenti, proseguono nelle terapie, studiano i possibili mutamenti di scenario. Oggi forse, se le condizioni saranno stazionarie, si vedrà se è possibile schiudere qualcuna di quelle “finestre di risveglio” che durante uno stato di coma possono aprire un nuovo spiraglio. Si tenterà tutto ciò che è possibile, ci si fermerà se è il caso, ma si resterà sempre pronti ai più avanzati tentativi di stimolazione. Attorno alla clinica di Rianimazione, a pochi metri dalla sua stanzetta, si ritrova ogni giorno la piccola folla commossa composta dai parenti di Roberta, dai suoi amici, e da quell’universo, intriso di affetti e ricordi, che è l’unica terza liceo 2014-15 al Classico Don Bosco. Meno di venti compagni, i tanti genitori, la preside suor Giacomina e tutti gli insegnanti. Compresa suor Rosaria, la docente di Latino e Greco, che si trovava a Catania per una consacrazione religiosa e che, saputo del dramma occorso a quella sua alunna a lei così vicina, è corsa senza indugi al Policlinico. Tra i più affranti c’è il compagno di banco ed amico del cuore, che nella notte di sabato guidava la moto, alla cui schiena come tante altre volte Roberta si teneva stretta dopo una bella serata trascorsa tra amici. Poi quel mancamento imprevedibile, in una frazione di secondo, e quella sua rovinosa caduta.
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