Tutti assolti. Con la formula più ampia, ovvero «perché il fatto non sussiste». E poi la dichiarazione di prescrizione per le due ipotesi di falso. Ecco la conclusione di ieri pomeriggio del processo sul concorso che nel 2006 consentì all’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno di essere assunto al Policlinico come esperto in Medicina del lavoro. Assoluzione totale, decisa dalla seconda sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Mario Samperi, nonostante la Procura avesse richiesto una serie di condanne che andavano da un anno e tre mesi di reclusione a due anni e mezzo. Dopo l’inchiesta erano rimasti coinvolti oltre all’ex rettore Francesco Tomasello, l’ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno, l’allora direttore sanitario del Policlinico Giovanni Materia, i componenti della commissione esaminatrice di quella selezione, i medici Carmelo Abbate, docente di Medicina del lavoro, e Giovanna Spatari, all'epoca ricercatrice, l’intermediario Concetto Giorgianni, poi Carmela Grasso, la moglie del rettore, e infine il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, che nel 2006 quando tutto questo succedeva era invece vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. I giudici hanno preso anche atto in sentenza del decesso della Grasso e di Abate. E l’inchiesta nel dicembre del 2008 portò anche alla sospensione per due mesi dalla funzioni del rettore Tomasello. A questo punto una sospensione da considerare “ingiusta”, alla luce della sentenza di ieri. E la sentenza, rispetto alle accuse iniziali contestate a vario titolo di abuso d’u f f icio, truffa e falso in atto pubblico, è per così dire divisa in due aspetti. Per i casi di abuso e truffa i giudici hanno disposto l’assoluzione piena con la formula «perché il fatto non sussiste», mentre per le due ipotesi di falso che erano contestate solo a Ricevuto e Bonanno, hanno dichiarato la prescrizione, così come del reato aveva richiesto l’a c c usa, ieri rappresentata dal pm Federica Rende. Il “caso-Policlinico” che è stato oggetto del processo conclusosi ieri, emerse nell’ambito di un’altra indagine, l’operazione “Oro grigio” condotta dalla Squadra mobile su una speculazione edilizia sul Torrente Trapani. Ed è stato proprio questo il “n odo giuridico”, perché come da sempre hanno sostenuto i difensori non era prospettabile una “trasmigrazione” delle intercettazioni ambientali da un processo all’altro sic et simpliciter, una questione risolta dal tribunale con alcune ordinanze che ne hanno decretato la inutilizzabilità. Molto ampio il collegio di fesa che s’è occupato di questo caso, composto dagli avvocati Enrico Ricevuto, Nino Favazzo, Carmelo Scillia, Laura Autru Ryolo, Giovanni Randazzo, Stefania Previti, Marcello Blanca, Maria Emanuele e Maria Falbo.