Il 12 dicembre compirà 93 anni. Non si vede nella sua veste pubblica da 17 anni quando concluse il suo mandato di pastore di Messina. Eppure il volto paterno e rassicurante di mons. Ignazio Cannavò è rimasto vivo nel ricordo dei messinesi che lo hanno amato e seguito nella sua lunga carriera pastorale. Domani mons. Ignazio Cannavò celebra i suoi 70 a servizio della chiesa. Il 5 novembre del 1944 infatti, fu ordinato sacerdote ad Acireale. Nessuno in quel momento avrebbe immaginato che quel giovane sacerdote di soli 23 anni sarebbe stato un giorno, dopo mons. Fasola, futuro vescovo di Messina e primo arcivescovo Metropolita di Messina Lipari e S.Lucia del Mela. Una carriera fulgida quella che lo vide protagonista. Eletto vescovo nel 1970, il 3 giugno del 1977 nel corso del Pontificale della Madonna della Lettera, succedette all'Arcivescovo di Messina, prendendo canonico possesso dell'arcidiocesi e dell'archimandridato del SS. Salvatore. 27 anni di esercizio del ministero episcopale. Durante i venti a Messina mons. Cannavò fu testimone di numerosi fatti storici di rilievo primi fra tutti la visita di papa Giovanni Paolo II a Messina per la canonizzazione di S.Eustochia, l’11 giugno del 1988, e la beatificazione, alla Santa Sede, dell’allora venerabile Annibale Maria Di Francia. Mons. Cannavò concluse il suo mandato a 76 anni il 3 giugno del 1997. Oggi vive ad Aci S.Antonio nell’Oasi (Opera Assistenza Sacerdoti Infermi) di Maria SS Assunta, la struttura istituita agli inizi del 900 dal suo padre spirituale don Michele Cosentino. Forse già da tempo mons. Cannavò maturava l’idea che quella sarebbe stata la sua casa una volta concluso l’incarico episcopale. Così ritiratosi nella sua zona ha continuato in maniera, diciamo, più riservata la missione di carità. Lucidissimo mentalmente ha solo qualche difficoltà nella deambulazione ma non smette di rispondere al telefono e per iscritto, a chiunque gli chieda opinioni. Grande teologo continua a elargire consigli ai tanti sacerdoti che vanno a trovarlo raccomandando a tutti, presbiteri e laici, che per ognuno vi è sempre un “di più” cui tendere. Con la carità attiva. E quando le forze diminuiscono, con la carità della preghiera e della sofferenza. Quella che forse immagina per chi va avanti negli anni, proprio come lui e i suoi coinquilini, tra cui mons. Giuseppe Malandrino vescovo emerito di Noto e mons. Alfio Rapisarda Nunzio Apostolico.
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