Carlo Borella deve restare in carcere. Per l’ex presidente dell’Ance e capo delle imprese di famiglia e soprattutto della Demoter spa società che operava nel settore degli appalti pubblici, non sussistono i presupposti per tornare in libertà o andare ai domiciliari. Così si sono pronunciati i giudici del Riesame che hanno respinto le istanze dei difensori degli indagati dell’operazione Buco Nero. Secondo la Procura sarebbe Carlo Borella la mente e l’organizzatore dell’operazione di svuotamento dei rami attivi del complesso aziendale, collocandoli in nuove società. Naturalmente per raggiungere l’obiettivo Borella contava sulla complicità di esperti professionisti per ottenere perizie di favore mantenendo le attività del gruppo, sottraendole all’aggressione dei creditori. Le indagini di Polizia e Guardia di Finanza portarono il 29 settembre scorso all’arresto di otto persone mentre altre 23 sono state denunciate con l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata ai reati di bancarotta fraudolenta. Se Carlo Borella resta in carcere, i giudici del riesame hanno confermato i domiciliari per il padre Benito e la sorella Zelinda entrambi amministratori della Demoter che nel corso degli interrogatori hanno respinto tutti gli addebiti e per gli amministratori di società destinatarie dei rami d’azienda della Demoter Patrizia Surace, Gianfranco Cucinotta e Giuseppe Bottaro. Nel novembre 2011 la Demoter venne sottoposta a procedura di liquidazione volontaria ed il primo febbraio 2013 venne dichiarata fallita. L’anno precedente Carlo Borella era stato condannato in appello ad 1 anno e 2 mesi per favoreggiamento dell’associazione mafiosa Barcellona capeggiata dal boss Carmelo D’Amico. Una pesante tegola che non gli impedisce di organizzare le operazioni necessarie a mettere in salvo beni aziendali. Con il contributo di commercialisti esperti la DE.MO.TER viene progressivamente svuotata dei suoi rami d’azienda più rilevanti e produttivi, costituiti da importanti commesse pubbliche, predisponendo le condizioni per l’avvio della procedura di concordato preventivo. I rami inattivi vengono trasferiti a cinque società riconducibili a Borella che con questi stratagemmi riesce a mettere in salvo ingenti capitali.