Ritorna pienamente operativa, per la gioia della titolare e delle maestranze, la ditta “Metal Rottami s.r.l.” di Venetico Marina, coinvolta nell’inchiesta denominata “Red carpet”, sul riciclaggio di enormi quantitativi di rame. Il gip del Tribunale di Messina Salvatore Mastroeni ha disposto il dissequestro dei capannoni e delle attrezzature collocate all'interno dell’azienda tirrenica di via Beviola, mentre la responsabile, Lucia Spadaro, 38 anni (a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari dopo la notifica dell’ordinanza di custodia in carcere), è stata autorizzata a svolgere attività lavorativa, con esclusione del rame e con obbligo di rendiconto. La riapertura della “Metal Rottami” consente quindi ai sedici dipendenti di mantenere i livelli occupazionali e poter badare al sostentamento di se stessi e della propria famiglia, scongiurando il pericolo di attivazione delle procedure sindacali per il ricorso agli ammortizzatori sociali. Estremamente soddisfatti i difensori della signora Lucia Spadaro, gli avvocati Antonino Li Causi e Cinzia Gittini: il giudice Mastroeni ha accolto l’istanza presentata nei giorni scorsi, nella quale si ricordava che la loro assistita aveva già chiarito la sua posizione sia in sede di interrogatorio di garanzia che di interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Sebastiano Ardita e Antonio Carchietti (titolari del fascicolo assieme alla collega Roberta La Speme). La titolare dell’azienda, in base a quanto disposto dal gip, potrà occuparsi della rottamazione del ferro, dell’acciaio, dell’o t t one, dei metalli misti e delle autovetture. Insomma, di tutto ciò che non ha niente a che vedere col rame. Potrà, inoltre, svolgere i suoi adempimenti dalle 8 alle 17, per poi ritornare a casa, in regime di arresti domiciliari. Stessa misura alla quale sono sottoposti i tre fratelli Alberto, Antonino e Luciano Di Blasi, rispettivamente di 27, 31 e 30 anni, gestori di fatto della “Messina Metalli”, ubicata nella zona di Maregrosso. A differenza della ditta di Venetico, alla loro azienda non sono stati ancora tolti i sigilli. I quattro indagati devono rispondere del reato di riciclaggio, in quanto avrebbero raccolto rame risultato rubato, per poi farlo fondere negli stabilimenti di un’acciaieria di Pontedera, in provincia di Pisa.
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