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Tremestieri, l’Antitrust aveva “previsto” tutto

  C’è una «strutturale incapacità del porto di Tremestieri ad accogliere l’intero traffico merci dello Stretto». E soprattutto non può stupire che nessuno si sia voluto prendere la briga di gestire un approdo che è nato e rimane “a metà”. Una condizione di precarietà che si allontanerà definitivamente solo quando il porto a sud sarà definitivamente completato e che ha portato già ad alcune conseguenze. Tra queste, la gara del 31 luglio per la concessione del terminal, andata deserta, ed il no deciso alla proroga da parte di chi, l’approdo di Tremestieri, lo ha gestito fino a ieri. Non può stupire, appunto, che sia finita così. E non può stupire certo i vertici dell’Autorità portuale. Che erano stati avvisati, in maniera molto dettagliata, da una nota dell’Antitrust datata 11 luglio e dedicata proprio alla gara per l’affidamento in concessione del porto di Tremestieri. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato produce, ben venti giorni prima del termine ultimo della gara, una serie di osservazioni sulle «possibili problematiche concorrenziali derivanti dallo svolgimento della procedura ad evidenza pubblica prevista nel bando». E sembrano essere cadute nel vuoto le attese dell’Antitrust, che auspicava che «l’Autorità portuale tenga in considerazione le osservazioni, nell’ottica di favorire il ripristino di normali condizioni concorrenziali nel mercato del trasporto marittimo, in particolare merci, nello Stretto di Messina, ora profondamente alterate in conseguenza del peculiare assetto strutturale che lo contraddistingue». Auspicio al quale non hanno fatto seguito azioni da parte dell’Autorità portuale, che secondo l’Antitrust avrebbe dovuto rinviare, sebbene solo «per il tempo minimo indispensabile all’avvio delle opere», la procedura di gara, ma «realmente competitiva». Così non è stato, la gara è andata deserta, la proroga è stata rifiutata e oggi si... naviga a vista.

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