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Treno “intrappolato” per due ore nella galleria Peloritana

Più che una disavventura è stato un incubo, un viaggio non in treno ma verso il terrore. Provate voi a stare quasi due ore fermi in galleria, al buio, dentro vecchi vagoni, con l’assillante preoccupazione che arrivi un altro convoglio a speronarvi, e con il macchinista che nell’anno di grazia 2014, quando il mondo intero comunica senza problemi in pochi istanti, non riesce a contattare in nessun modo la centrale operativa, che non è dotato di un satellitare per le emergenze in luoghi chiusi, che prova a far funzionare i telefoni di servizio della galleria ma scopre che quasi tutti sono irrimediabilmente guasti. È il panico che pian piano s’insinua e prende il sopravvento. Ecco quanto è successo ieri alle centinaia di passeggeri del treno delle Ferrovie numero 3832, in servizio sulla linea Palermo- Messina. Alle 9 circa il convoglio, che fino a quel momento viaggiava in orario, s’è addentrato nella galleria Peloritana, lunga oltre 10 km, è si è fermato a 2,600 km dall’uscita, per oltre un’ora e mezza. E sono stati momenti di assoluto terrore per i passeggeri e il personale in servizio, che sono stati abbandonati a loro stessi, perché non si riusciva in nessun modo a comunicare con l’esterno, sia per mancanza di rete per i cellulari sia perché quasi tutti i telefoni fissi disposti lungo la tratta risultavano guasti escluso uno, trovato per caso e posizionato sul lato opposto a quello del senso di marcia. A quel punto ci si è accorti che i dispositivi per la sicurezza non c’erano. Il legittimo terrore dei passeggeri nasceva soprattutto dal fatto di trovarsi bloccati sul binario normalmente utilizzato dai treni che viaggiano in senso opposto, con il pensiero quindi che da un momento all’altro potesse giungere un convoglio a tutta velocità, vista la mancanza di collegamenti con le radiocentrali per il controllo del traffico. La cosa paradossale è che, nonostante la vicinanza alla Stazione centrale di Messina, appena 6 km, nessuno tra il personale di servizio è andato a controllare cosa era veramente accaduto al treno numero 3832, che ritardava, e parecchio. Erano centinaia i passeggeri del convoglio, molti i pendolari che giornalmente si recano al lavoro a Messina, a Reggio Calabria, c’erano magistrati, avvocati, medici. Ieri sono state raccolte oltre un centinaio di firme, per la vergognosa mancanza di sicurezza. A breve sarà presentato anche un esposto.

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