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Dipendenti Ato3
senza stipendio

Hanno voglia di portare a conoscenza dell’opinione pubblica tutti i disagi e i problemi che da qualche tempo attanagliano la società d’ambito. Su tutti quello riguardante il pagamento delle spettanze   che non vengono loro corrisposte da tre mesi. Problema che, nella nota che oggi è stata inviata a tutte le redazioni, viene attribuito al pignoramento dei conti correnti dell’Ato 3 da parte di Messinambiente. Non proprio rassicurante, almeno nel breve termine, viene definito l’incontro avuto ieri a Palazzo Zanca con gli assessori Signorino e Ialacqua alla presenza del segretario generale Le Donne. C’è l’impegno dell’amministrazione di far transitare le maestranze in un’altra partecipata, l’Amam, ma ancora nulla di concreto. Nel frattempo dagli uffici tecnici amministrativi dell’Ato 3 si solleva un malcontento con l’illustrazione di un quadro desolante. Giudicato addirittura al collasso visto che non è più possibile rifornire di carburante i mezzi assegnati ai sorveglianti con conseguente impossibilità di procedere con le attività di vigilanza e controllo del servizio di raccolta, trasporto e spazzamento.  Per lo stesso motivo ferme anche le attività di pulizia delle aree verdi. Molti dei 36 operai incaricati dei servizi esterni, poi, vista la mancanza di stipendio, non riescono nemmeno a recarsi al lavoro. Ma l’elenco catastrofico non si esaurisce qui: il mancato pagamento delle bollette dei telefonini con i quali i sorveglianti trasmettevano le foto sui servizi effettuati da Messinambiente sono stati distaccatati per morosità e si teme anche che ciò possa avvenire presto anche per l’energia elettrica e le utenze telefoniche della sede che ospita gli uffici amministrativi. Anche il conto corrente con il quale l’Ato 3 gestiva i fondi comunitari è stato bloccato dal pignoramento e non è quindi possibile pagare le imprese che hanno realizzato o stanno realizzando i progetti approvati dalla regione. Il rischio adesso è che il mancato espletamento di queste attività entro il 31 dicembre, tra cui  l’impianto di selezione e valorizzazione delle frazioni secche dei rifiuti  a Pace, costringa l’ato 3 a restituire circa 10 milioni alla comunità europea. Nel ricordare tutta la lunga serie di servizi resi alla città, i dipendenti dell’Ato 3 rivendicano la bontà dei servizi resi senza i quali, adesso, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Dalla pulizia dei torrenti alle opere di scerbatura e potatura, dalle pessime condizioni dei centri di raccolta alle spiagge non più manutenute e pulite.  Puntano l’indice anche contro l’amministrazione comunale  per non avere saputo evitare il contrasto tra Ato 3 e Messinambiente che ha portato a questa situazione, premiando, si legge nella nota, la società di via Dogali,   anche se  inadempiente nei servizi assegnati.  Chiedono risposte i dipendenti dell’Ato 3, confidando che il comune, in tempi celeri, possa trovare soluzioni certe. E non promesse.

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