Se il Comune è la stazione appaltante per la costruzione del nuovo porto di Tremestieri, l’Autorità portuale potrebbe diventare il soggetto attuatore del bando per i servizi di collegamento marittimo nello Stretto. L’idea sta prendendo corpo in questi giorni, nel bel mezzo delle polemiche sui casi Bluferries e Metromare e nell’ambito del confronto sulla riorganizzazione dei sistemi portuali in Italia. Sarebbe un segnale forte, da parte del Governo nazionale, per ribadire, in questo caso, la centralità dell’Authority dello Stretto. E, nello stesso tempo, l’affidamento della gestione all’Autorità portuale di Messina consentirebbe di risolvere i problemi tecnici e finanziari che stanno rendendo sempre più irto di ostacoli il percorso riguardante il servizio della cosiddetta “metropolitana del mare”. L’Authority, infatti, è un organo periferico dello Stato, dipende direttamente dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e ha una disponibilità economico- finanziaria che pochi altri enti hanno. Ecco perché potrebbe essere questo “l’uovo di Colombo”, nel momento in cui ci si sta scervellando per capire come uscire dalla situazione di stallo provocata dal fatto che la gara per il servizio di collegamento rapido tra il porto di Messina e i porti di Villa San Giovanni e Reggio Calabria sia andata deserta. Il ministro Lupi, nell’incontro avuto a Roma giovedì con il deputato messinese Enzo Garofalo, ha compreso l’importanza di assicurare una durata quanto meno triennale al servizio, senza essere costretti ad andare avanti con proroghe di sei mesi in sei mesi. Ora occorre sostanziare di atti concreti le pur lodevoli intenzioni. La metropolitana del mare che era stata immaginata negli anni scorsi, in realtà, è ben diversa da quella, poi, attuata a partire dal 2010. Questione di costi, indubbiamente, ma anche di precise scelte politiche. Il Consorzio Metromare, composto per il 60 per cento da Ustica Lines e per il 40 da Bluferries (società partecipata al cento per cento da Rfi e entrata in attività nel giugno 2012), ha gestito il servizio nei limiti imposti dal capitolato d’appalto. E come sempre in questi casi, si è guardato più all’aspetto economico-commerciale che non all’orizzonte di riferimento, che è quello della necessità, anzi dell’obbligo (da parte dello Stato) di assicurare una vera continuità territoriale. Che “metromare”(termine riassuntivo della metropolitana del mare, altra cosa è il Consorzio che può anche non essere il soggetto che gestirà in futuro il servizio) rientri nelle competenze dell’Autorità portuale dello Stretto potrebbe davvero essere il punto di svolta.
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