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Piano di riequilibrio
atteso da altri step

La votazione sul filo di lana, però non basta a dire che il Piano di Riequilibrio sia stato promosso. I risparmi,  i tagli e l’ottimizzazione servono a rientrare entro il 2022 dai 370 milioni di euro di debiti maturati nell’ultimo ventennio. Ma è un piano proposto dal Comune che deve passare dal vaglio di Governo e Corte dei conti.

Entro il 12 settembre il piano anti dissesto deve arrivare, magari con il consuntivo 2013, alla Sottocommissione del Ministero degli interni che inizierà una vera e propria istruttoria. In sessanta o 90 giorni , chiururgicamente, farà a pezzetti l’ipotesi di rientro , chiederà integrazioni, spiegazioni, convocherà amministratori prima di inviare alla Corte dei conti tutto l’incartamento con il parere sul piano. A quel punto i magistrati contabili si prenderanno, a spanne, altri due o tre mesi per esprimersi sulla bontà del progetto.

Se non dovesse arrivare una bocciatura, a quel punto il piano di riequilibrio sarà approvato. La prima conseguenza è quella che sarà sbloccato il maxi prestito del fondo di rotazione da 73 milioni ( 13 sono però già stati incassati) che servirà a pagare i creditori di Palazzo Zanca. Insomma il via libera definitivo potrebbe anche arrivare nel 2015 e nel frattempo il comune che fa, aspetta gli eventi? Assolutamente no, di fatto deve iniziare ad applicare il piano di rientro come se sia stata approvato. La prima cosa da fare sarà cercare di transigere la montagna di debiti da 60 milioni che ha per contenziosi, espropri o per vecchi debiti. Fra le altre cose da fare e che possono essere di immediata percezione per i cittadini, c’è la revisione del catasto. Messina, con i sui 47 mila euro medi, ha la rendita catastale più bassa fra tutti i capoluoghi italiani e la cui media è di 115 mila euro. Per effetto di ciò paghiamo tasse sulla abitazioni in maniera inferiore rispetto alle altre città d’Italia. Questo dato dovrà essere rimodulato, allineato ma anche reso più equo. In città esistono solo due zone catastali e ci sono case  a piazza cairoli che pagano tasse come se fossero in un villaggio collinare. Una task force comunale dividerà in sei zone la città rivedendo le rendite e quindi l’Imu a la tasi. Ci vorrà del tempo ma da questa voce, a partire dal 2016, palazzo Zanca conta di incassare 26 milioni in più. Sempre ammesso che quel piano non diventi, sui tavoli romani, una salita.             

 

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