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Il Piano di riequilibrio spacca gli accorintiani

Tutti i nodi vengono al pettine. I contrasti più o meno latenti all’interno del movimento “Cambiamo Messina dal basso” esplodono alla vigilia dell’appuntamento più importante, non solo per la giunta Accorinti e per il consiglio comunale, maper il futuro dell’ente locale nei prossimi dieci anni. Il Piano di riequilibrio finanziario, predisposto dall’amministrazione, fa da spartiacque. Chi vota contro, si pone di fatto fuori dal movimento che ha sostenuto la candidatura a sindaco di Renato Accorinti nella primavera (che oggi sembra lontana) del 2013. Ed è anche logico che sia così, perchè non si tratta di un atto meramente tecnico ma di un vero e proprio voto di fiducia “politico”. E, dunque, al termine di una drammatica assemblea, i consiglieri comunali Nina Lo Presti e Luigi Sturniolo, confermando l’intenzione di non approvare il Piano, hanno annunciato l’uscita dal movimento “accorintiano”. Oggi potrebbe essere convocata una conferenza stampa per spiegare le ragioni di un gesto che, di fatto, riduce la rappresentanza “pro-sindaco” a soli due consiglieri, Ivana Risitano e Lucy Fenech (quest’ultima, però, non sarà presente in aula al momento del voto sul Piano di riequilibrio, essendo impegnata in un viaggio di solidarietà in Africa). È stata un’assemblea da “resa dei conti”, quella di ieri sera. Il sindaco Accorinti, in realtà, nel suo lungo intervento, ha cercato di ricomporre ogni frattura, chiedendo non un atto “fideistico” di adesione al progetto ma l’assunzione di una responsabilità “condivisa”, nel tentativo di salvare dal dissesto l’ente locale. Accorinti, fidandosi delle relazioni del direttore-segretario generale Antonio Le Donne e del vicesindaco Guido Signorino, oltre che dei report di tutti i dirigenti dei Dipartimenti, ritiene questo Piano di riequilibrio il migliore possibile nelle attuali condizioni. L’amministrazione, come si legge nella relazione allegata al Piano, sostiene di aver individuato le cause dello squilibrio di gestione e di avere avviato una ristrutturazione organizzativa che ne consentirà la rimozione strutturale. E le cause solo quelle che hanno determinato l’enorme massa debitoria in questi decenni: la gestione di alcune opere pubbliche, la sottoscrizione di contratti derivati, la difficoltà di gestione del contenzioso e nell’attivazione del recupero dei residui attivi e nell’individuazione delle sacche di evasione fiscale, la problematicità nella gestione delle società partecipate. Cause che vanno risolte, alla radice, con misure che l’amministrazione ritiene di aver individuato, cercando di “spalmare”il più possibile il peso dei sacrifici imposti dalla drammatica situazione economico- finanziaria ma anche di immaginare percorsi “virtuosi” che consentano al Comune di ripartire su basi solide e concrete.

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