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Il Riesame dice che Genovese non andava scarcerato, ecco perchè

Per il Tribunale del riesame, gli arresti domiciliari sarebbero per Genovese una "località protetta" dove potrebbe "continuare a mantenere in vita rapporti e illecite attività" visto che con le "guarentigie" l'abitazione diventa "invalicabile", un privilegio che, scrivono i giudici, avrebbe usato per trasferire documenti contabili nel limite posto nell'effettuazione di perquisizioni”. Questo è  uno dei passaggi chiave dell’ordinanza con la quale il tribunale del riesame motiva la richiesta di revoca degli arresti domiciliari accogliendo così il ricorso della procura di Messina. Dal 21 maggio scorso il parlamentare eletto nelle file del Partito democratico si trova nella sua residenza di Ganzirri dopo aver lasciato la casa circondariale di Gazzi nella quale era  rinchiuso da  6 giorni dopo che la Camera dei deputati aveva votato si alla richiesta di arresto avanzata dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sulla formazione professionale. I domiciliari glieli ha concessi il Gip Giovanni De Marco   accogliendo l’istanza degli avvocati Nino Favazzo e Carlo Paliero.  Per il giudice delle indagini preliminari  non c’era più la possibilità di reiterare il reato, di inquinare le prove, né il pericolo di fuga pur ribadendo, dopo l’interrogatorio dell’imputato che il quadro di gravità indiziaria   era confermato e per certi versi consolidato.   

Da qui il ricorso della procura al tribunale del riesame che oggi lo ha accolto  disponendo la misura della custodia cautelare in carcere in sostituzione degli arresti domiciliari. Il giudici, tuttavia, "sospendono l'esecuzione" del provvedimento " sino al momento in cui diventerà definitivo". Il Tribunale del riesame, si legge nell’ordinanza di revoca, ritiene inoltre che Genovese abbia "mantenuto il controllo della Caleservice, società attraverso la quale ha riciclato denaro" e ha commesso "plurime e ingenti evasioni fiscali". La revoca degli accreditamenti di alcuni enti di formazione per i giudici "non scongiura il pericolo di reiterazione delittuosa" visto che, secondo loro, Genovese può "usufruire di una fitta rete di prestanome".

La detenzione in carcere, infine, i giudici del riesame la motivano con la "spregiudicatezza e una non comune inclinazione a delinquere dell'indagato tenuto conto – si legge nell'ordinanza - della natura , della gravità degli illeciti contestati e dell'ingente quantitativo di denaro pubblico di cui Genovese si è appropriato nel tempo, usufruendo, per finalità privatistiche e personali, della carica pubblica rivestita".

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