Il panorama mantiene intatto tutto il suo fascino, lo stretto di Messina è una di quelle cose che fortifica, in tutti noi, il senso di appartenenza.
Il problema è tutto quello che sta intorno. I terrapieni sotto il Belvedere di Cristo Re sono pieni di rifiuti di ogni genere. Bottiglie di vetro, bicchieri di carta, sacchetti. Sono stati gettati da incivili senza scrupoli e nazionalità. Adesso per ripulire tutta l’area serviranno le squadre speciali, quelle che qualche anno fa, dopo essere state imbracate si erano fatte calare per il ripristino dei luoghi. Le tante magagne, peraltro, sono contenute dalla folta vegetazione che nasconde anche parte dei palazzi sorti a ridosso dell’affaccio. Un degrado inconcepibile per un città che si fregia, evidentemente non a pieno titolo, di essere turistica e lavoro extra che prima o poi l’amministrazione comunale dovrà mettere in preventivo.
Tutto sommato pulita la zona a ridosso del sacrario di Cristo Re. Meno curata, invece, la parte che sta all’opposto. Perché nel Belvedere non è solo l’immondizia a risaltare. L’occhio attento, ma forse anche quello distratto, non può non notare i dissuasori divelti, i tre stili diversi delle panchine, il parapetto lesionato e i lucchetti dell’amore. Dettagli che fanno la differenza in un contesto che dovrebbe essere curato nei minimi particolari. Molti turisti accedono al Belvedere attraverso il percorso pedonale. Strade pulite fino alla scalinata di Via Rocca Guelfonia. Sotto il ponte non c’è immondizia, le scale, però, non sono curate. Ecco che, ancora una volta, ritornano i famosi dettagli. Perché accontentarsi di un lavoro fatto a metà?