«Non devo chiarire proprio nulla ». Il prefetto Stefano Trotta vorrebbe liquidare così le polemiche sulla sua decisione di non scendere in strada durante la sosta della Vara davanti a Palazzo del Governo. Una scelta che, alla luce dei rapporti non certo idilliaci con l’amministrazione comunale, ha fatto pensare alla volontà del rappresentante istituzionale di non incontrare il sindaco Accorinti. «Liberi di fare dietrologia, non posso farci niente». Ma qualcosa Trotta l’aggiunge e sgombra il campo dagli equivoci: «Non c’è alcuna distonia con gli enti della provincia, men che mai con il Comune capoluogo e con il sindaco che lo rappresenta. Si può essere d’accordo o meno sull’analisi e sulla soluzione dei problemi, ma i rapporti istituzionali sono improntanti al massimo rispetto e alla massima correttezza. Capirei lo stupore se avessi deciso di disertare, o di non mandare nessuno in rappresentanza, una cerimonia per la quale era stato rivolto un invito formale a Palazzo del Governo. Ma in questo caso, non riesco proprio a comprendere il perché un fatto del genere abbia avuto risonanza». Sono stati in molti, però, a interrogarsi in merito alla differenza di atteggiamento tenuto in occasione della processione del 15 agosto 2013. Allora il prefetto scese in strada e abbracciò calorosamente il sindaco. «Ma non c’è una regola scritta, ogni anno si può vivere in modo diverso questo importante evento religioso. E non credo proprio di aver mancato di rispetto ai messinesi. Se ci fossero state altre intenzioni, non avrei neppure seguito la processione dall’alto. Avevo o no il diritto di viverla riservatamente? Né debbo dare conto ad alcuno sulla presenza, accanto a me, della mia famiglia, di mio padre che non sta bene. E d’altra parte, mi pare che anche il sindaco abbia vissuto l’evento in modo diverso rispetto all’anno precedente. Non c’è altro da aggiungere». L’aspetto più significativo resta l’aver sottolineato come i rapporti tra istituzione prefettizia ed ente locale prescindano dalle valutazioni personali e dalle divergenze che si sono registrate in questi mesi. Che il prefetto sia rimasto ferito dalle improvvide dichiarazioni rilasciate qualche mese fa da un assessore comunale, non è un mistero. Il tentativo di ricucire i rapporti da parte del sindaco è stato apprezzato anche se da Accorinti ci si aspettava una presa di distanza ancor più netta e inequivocabile dalle frasi inopportune di un componente della sua giunta (Nino Mantineo, inutile ricordare la vicenda). Gli straschici sono rimasti, amplificati da una serie di forti disaccordi su alcuni temi cruciali, come la gestione dell’emergenza migranti o la questione dei Tir sul Cavalcavia. Ma ciò non significa che Trotta e Accorinti si detestino o che prefetto e sindaco abbiano interrotto i rapporti istituzionali. L’interesse per il bene comune viene prima di ogni altra cosa.