Mancano all’appello 1,2 milioni di euro. E raschiando il fondo del barile, sono state trovate solo ragnatele, accompagnate da cumuli di polvere. Risultato: stando così le cose, dal 1. settembre rischiano di fermarsi tutti gli appalti dei servizi sociali. Una possibilità più che concreta, che si incrocia con l’ennesima frenata sui bandi di gara e sullo stop improvviso ai progetti già finanziati con i fondi Pac (Piano azione e coesione). Tutti facce di una stessa, triste medaglia: i servizi sociali, al Comune di Messina, non funzionano. Lo testimonia il fatto che da quando si è insediata l’amministrazione Accorinti non si è riusciti a cambiare nulla rispetto al tanto vituperato sistema delle proroghe. Oltre un anno fa si iniziò subito a parlare di bandi di gara, rinviandone di volta in volta la pubblicazione. Ma quelle gare ancora devono essere espletate e dalle notizie che filtrano non se ne parlerà prima di ottobre, se non oltre. Senza gare, però, e senza al momento fondi per le proroghe, il rischio concreto è che tutti i servizi sociali, le cui proroghe scadranno il 31 agosto, possano interrompersi già a partire dal 1. settembre. L’unico appalto garantito sembra essere quello di Casa Serena, la cui proroga di tre mesi decorre dal 1. agosto, quindi durerà fino a ottobre incluso. La grana degli appalti in gestione alla cooperativa si intreccia con quella relativa ai fondi Pac. Il 5 agosto scorso il dirigente ai Servizi sociali Giovanni Bruno ha inviato una lettera all’asses - sore al ramo Nino Mantineo ed al ragioniere generale Antonino Cama spiegando, con molta chiarezza, che il dipartimento da lui diretto non è in grado di rispondere alle esigenze “dettate” dal Piano azione e coesione. Nello specifico, non è nelle condizioni di anticipare le somme richieste né di garantire «una struttura organizzativa e gestionale degli uffici» all’altezza della situazione. Troppo poco il personale, sommerso di carte. Non solo. Sarà il caso «di evitare la richiesta di nuove procedure e progetti che presuppongono successivi adempimenti che l’at - tuale struttura non è in condizione di portare a conclusione». Niente progetti significa niente Pac quindi niente 4 milioni di euro. Non solo. Con quei fondi dovevano essere ristrutturati due asili comunali, San Licandro e Camaro, e in virtù di questi interventi erano stati sospesi i relativi bandi. Sempre con i fondi Pac doveva essere garantita un’assistenza domiciliare integrata (Adi) e si pensava di aumentare le ore per le altre tipologie di assistenza. Tutto saltato.