Poco prima dell’inizio del funerale il sole che splendeva sulla Cattedrale lascia il posto ad un improvviso e forte vento, fino a che, al rintocco funebre delle campane, anche il cielo, diventato grigio, inizia a piangere. Una pioggia triste e lenta bagnava piazza Duomo, ieri pomeriggio, durante il funerale di Andrea Scaglione. Triste e lenta proprio come le lacrime inarrestabili che, nella gremitissima chiesa, rigavano i volti di centinaia di messinesi che hanno voluto dire addio ad Andrea Scaglione, rimasto ucciso in un incidente stradale nella notte tra venerdì e sabato scorsi a S. Agata. La madre Patrizia, inconsolabile, giace ai piedi della bara e fissa incredula la foto che ritrae Andrea con il microfono in mano. Quel microfono con il quale il ragazzo, grazie alle sue abilità da vocalist, animava le serate dei giovani messinesi. Andrea, fino alla fine, ha voluto tutti stretti intorno a se. Erano lì i suoi amici e quelli che lo conoscevano, lo stimavano. Ancora una volta davanti al suo microfono. Davanti alla sua vitalità. Quella gioia di vivere che si è spezzata sull’asfalto, lasciando in preda alla disperazione la fa- miglia e la fidanzata Manuela. Non c’è ombra di rassegnazione negli occhi della ragazza e in quelli della madre di Andrea. Le due donne si stringono forte, l’una all’altra. E si sostengono a fatica quando arriva il momento di allontanarsi da quella bara così ingiusta. É arrivato il momento di dire addio. La signora Patrizia per tutta la durata del rito funebre resta immobile. In silenzio. Con le braccia larghe. E respira affannata, lottando contro il peso della disperazione che le toglie il fiato, soffocandole anima e cuore. Accanto a lei, tutti i familiari. Senza parole, senza forze. Perché non c’è forza che basti ad affrontare il dolore per la scomparsa di un ragazzo di appena vent’anni. Al termine del funerale un lungo ed ininterrotto applauso accompagna la bara in piazza Duomo. Ma non poteva finire così. Quello di Andrea Scaglione non poteva e non doveva essere solo un funerale. Doveva essere un saluto eterno che lo rappresentasse. Un addio vitale e addirittura allegro, proprio come lui. E così, mentre le bara viene riposta nella macchina funebre, i clacson di decine di motorini iniziano a suonare. Sempre più forte. Sempre di più. E suonano ininterrottamente per quasi mezz’ora finché a questo saluto festoso ed anticonvenzionale si aggiunge la musica, la grande passione di Andrea, che non poteva non accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.