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La morte di Provvy Grassi, coinvolti i vertici del Cas

     La Procura ha chiuso le indagini nei confronti dell’attuale e precedente commissario del Consorzio autostrade siciliane, Nino Gazzara e Anna Rosa Corsello, dei direttori tecnici e gli ispettori Letterio Frisone, Gaspare Sceusa, Carmelo Cigno ed Antonino Spitaleri nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della povera commessa 27enne Provvidenza Grassi, trovata morta dentro l’auto a distanza di mesi dalla sua scomparsa, dopo essere precipitata da un viadotto autostradale. Fu inghiottita con la sua Seicento in uno dei tanti “buchi neri” dell’autostrada A20 il 9 luglio scorso e ritrovata solo il 23 gennaio di quest’anno. L’atto è siglato dal sostituto procuratore Diego Capece Minutolo, il magistrato che ha condotto l’inchiesta sulla vicenda. Il legale della famiglia, l’avocato Giuseppina Iaria, e anche i genitori, avevano sollevato dubbi sulla causa della morte della ragazza, ma gli accertamenti di Ris, Polstrada e dei consulenti della Procura, tra cui l’ing. Andreas Pirri, un esperto in incidentistica stradale, propendono per l’ipotesi di un incidente stradale autonomo. Gli inquirenti ritengono inoltre che le barriere di protezione laterale, fuori dalla galleria sulla Messina-Catania, non fossero adeguate e per questo la giovane uscendo fuori strada sarebbe precipitata in un dirupo. Dalla perizia medico legale già depositata, come aveva affermato nel giugno scorso l’avvocato Giuseppina Iaria, legale della famiglia Grassi, «emergerebbe dall’analisi dei capelli che la giovane fosse sotto effetto di metadone e le fratture sarebbero compatibili con l’incidente stradale. Inoltre, l’analisi delle larve dimostrerebbe che la morte è avvenuta tra i quattro e gli otto mesi prima del ritrovamento del corpo». Ma d’altra parte anche gli accertamenti dei carabinieri del Ris non lasciano spazio a ipotesi alternative alla principale: sulla Seicento di Provvy gli esperti del Ris non hanno rintracciato segni di impatti con altre vetture o tracce di vernici diverse, o di altra natura; la conformazione dei rami degli alberi che si trovavano sotto il viadotto autostradale, e soprattutto i danni subiti dalle ramificazioni, che si sono spezzate in alcune parti e con modalità molto particolari, sono ritenute perfettamente compatibili con la dinamica del “volo” dal viadotto e dell’impatto.

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