Al premier Renzi per il cosidetto Sblocca Italia, il decreto che avvierà opere infrastrutturali a rischio, il Comune di Messina aveva indicato solo una priorità. La concessione delle aree dell’ex ospedale militare e della Caserma Crisafulli-Zuccarello per realizzarci il nuovo Palazzo di Giustizia.
Un unico obiettivo per mettere fine ad una vicenda che dura da 25 anni, da quando nel 1989, furono stanziati gli attuali 17 milioni di euro per la costruzione della struttura che dovrebbe alleggerire il peso di Palazzo Piacentini, che è al collasso.
Su questa strada si incardina la convergenza, pur se a tempo, degli attori principali della vicenda. Oltre a Palazzo Zanca, l’ordine degli avvocati, il distretto giudiziario e l’università di Messina.
Nei giorni scorsi l’assessore De Cola e il sindaco Accorinti hanno risposto all’invito dell’associazione nazionale magistrati che voleva conoscere i termini della vicenda che prevede come piano alternativo quello della ristrutturazione della Casa dello Studente.
Quello con i magistrati, in realtà è solo l’ultimo degli incontri sulla questione avvenuti in Tribunale. Quello precedente, del 3 luglio, aveva portato alla decisione di tutte le parti di sottoscrivere una lettera di esortazione al ministero della difesa perché quelle aree, circa 3 ettari su 15 complessivi, potessero essere utilizzate per il Palagiustizia. Quella lettera adesso è pronta e introduce, come previsto, anche una sorta di ultimatum. Con la richiesta di cessione della aree, Avvocati, Amministrazione, Rettore e Tribunale chiedono che una risposta arrivi entro il 31 luglio, altrimenti verrà adottata la soluzione alternativa della casa dello studente.
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