Oggi, in molti vedono deprezzata, mortificata, quasi sfregiata la propria vacanza estiva. Si paga, tutti purtroppo, uno sviluppo limitato al cemento, senza uno straccio di parcheggio e con una viabilità vicina allo zero. Il tutto complicato dagli angosciosi ritardi di chi è pagato per garantire il prelievo della spazzatura dall’interno e dall’esterno dei cassonetti, per non parlare della scerbatura che si fa una volta all’anno, e mai prima dell’estate. Appena un paio di giorni fa, ad Acqualadrone, la gente è stata finalmente liberata dalle impressionanti cataste d’immondizia che accompagnavano la strada comunale d’accesso. MessinAmbiente è intervenuta quando ormai stava scoppiando la rivoluzione, con i falò notturni e la prima denuncia sulla rampa di lancio verso i Carabinieri. Anche a San Saba, invero, gli automezzi della raccolta e il personale delle scerbature, hanno dato, a stagione avviata, un po’ di respiro ai residenti. Liberandoli dai sacchetti e dalle erbacce che avevano seppellito la stradella pedonale d’accesso e d’uscita, all’altezza della tabaccheria sulla 113. Ma, in generale, a metà luglio, le sconcertanti sacche di degrado e sporcizia continuano ad essere troppe. All’imbocco della stradina che conduce alle Montagne di sabbia, sempre a San Saba, il biglietto da visita resta quello di due cassonetti rovesciati e di una discarica di tappetini di gomma, peraltro carbonizzati. A Rodia, invece, laddove il predominio delle auto è tanto maggiore quanto minori sono gli spazi, non è ancora arrivata “l’unica volta all’anno” del servizio di scerbatura. E cosi l’unica via d’uscita del borgo, intitolata al filosofo Giacomo Macrì, è stata dotata di una sorta di pista ciclabile delle erbacce, larga più di un metro, forse a beneficio del transito degli insetti e dei ratti. È poi giusto riaccendere i fari sulle più gravi situazioni di degrado e pericoli per l’igiene di questa come di altre estati. Lungo la Statale 113 sono cresciute all’inverosimile le discariche di sacchetti e suppellettili attorno ai cassonetti beffardamente svuotati. Come sempre, la medaglia d’oro nella graduatoria del lerciume va a quella che precede il cartello di benvenuto ad Ortoliuzzo per chi proviene da Messina nord. Una disperazione, oltre che per la vista, per il residence il cui ingresso ricade proprio accanto. Quanto ai rischi per l’igiene è una triste sfida a due, tra le ormai storiche fuoruscite di liquami nella via Marina cuore di Ortoliuzzo, e l’irrisolto sversamento di acque nere che da qualche tempo flagella la costa e il mare di Marmora in corrispondenza del complesso Marmora 78. Difficile dire quale sia più nauseante per l’uomo. Per quanto riguarda l’ambiente marino, ovvero i reflui in mare di Marmora, dopo la pioggia di segnalazioni dei bagnanti sbigottiti, sono intervenuti sul posto, a prelevare campioni, la Guardia Costiera e l’Asp. Considerato l’aumento esponenziale della popolazione estiva, gli effetti dell’erosione costiera e quindi la fragilità di buona parte delle tubazioni ormai sotto tiro della minima mareggiata, evidente che a poco è servita la somma urgenza di 20.000 euro di qualche tempo fa. Davvero triste ritrovarsi d’estate l’amato pezzo di spiaggia prigioniero di rivoli di liquami, quando si vorrebbe solo trascorrere un’amena vacanza. Ed è peggio, come accaduto ad una turista giunta a Marmora addirittura da Dubai e fotografata nella sua disperazione dal consigliere del 6. Quartiere, Mario Biancuzzo, constatare che non si riesce ad eliminare l’inconveniente che “inquina il vostro mare”. Ancora ieri, intorno alle 12, due residenti del Marmora 78 hanno segnalato l’ennesima fuoruscita tra il litorale e il mare. Stessa rabbia e senso d’impotenza a Ortoliuzzo dove la questione di via Marina è più antica, e quindi forse ancor più grave il fatto che si ripresenti inesorabile di anno in anno. La stradella comunale, indispensabile via d’uscita verso la 113, si ricopre di pozzanghere nere che fuoriescono dai tombini. L’acqua lercia viene schizzata dalle ruote di auto moto sulle pareti delle case e, peggio, sui poveri pedoni. L’11 luglio un cittadino ha dato l’allarme, il solito Biancuzzo l’ha rilanciato, nessuno s’è ancora fatto vedere, e c’è il concreto rischio che, sotto questa cappa di puzza, trascorrano invano i giorni, o peggio, intere settimane.