Già si vociferava da tempo che nel nosocomio di viale Europa sarebbe nato un Polo Materno infantile. Tocca capire adesso se diventerà solo questo o se sarà accorpato all’attività di emergenza urgenza stabilita anche dalla protezione civile in base alla posizione strategica dell’ospedale al centro della città. Sembra che siamo un po’ più avanti rispetto al “se ne parla” perché nei tavoli dell’assessorato regionale alla sanità si stanno mettendo nero su bianco programmi e obiettivi. Se la notizia della trasformazione dell’ospedale in “Polo materno infantile” è stata annunciata ufficialmente in questi giorni da un direttore generale appena insediato, il neo manager Michele Vullo, il messaggio è chiaro. Nei mesi scorsi era stata la stessa azienda Papardo Piemonte a presentare, nell’ambito del piano sanitario regionale, il progetto della creazione di un “Ospedale della donna e del bambino” con tutti i servizi e le competenze mediche per garantire adeguata assistenza ai bambini, dal pre parto fino alla neonatologia e alla pediatria. La notizia degna di rilievo trova accoglienza tra il personale medico a paramedico, fermo restando che il polo di eccellenza materno infantile sia aggiuntivo e integrativo all’attività di emergenza urgenza per cui tanto si è lottato. Non vanno dimenticate le 15 mila firme raccolte quando la Regione, intendeva declassare il Piemonte, presidio ospedaliero difeso e mantenuto anche attraverso petizioni e assemblee popolari. I lunghissimi lavori di ristrutturazione e adeguamento antisismico della struttura non hanno ancora portato al raggiungimento dei 121 posti letto previsti che attualmente sono 78. Non è dato ancora sapere come saranno rimodulati i nuovi reparti fatto sta che gli impegni presi, dicono compatti i sindacati della sanità, devono rimanere. Sulla notizia della realizzazione del Polo Materno Infantile all’ospedale Piemonte prende oggi posizione anche l’ordine dei medici, che non intende far passare inosservata qualsiasi decisione calata dall’alto. Bisogna concertare questo tipo di interventi strutturali nella sanità che, se non studiati con oculatezza, possono danneggiare non solo gli operatori ma gli stessi utenti.
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