C’era anche qualcuno che si faceva il segno della Croce mentre entrava nella chiesa, a differenza di qualcun altro che non voleva neanche scendere dall’autobus perché forse considerava una sacrilegio fare ingresso in un tempio cristiano. In fila indiana, molti di loro scalzi, divisi per sesso, sono scesi compostamente dai mezzi dell’atm così come erano scesi dalla nave della marina miliare Etna, ormeggiata al porto di Messina dalle nove e un quarto circa con a bordo 500 migranti, di nazionalità eritrea, etiope, tunisina, marocchina, siriana e pakistana. Il folto gruppo, il più numeroso giunto finora in città, è composto da 300 persone salvate dai barconi dalla nave Sirio e da 200 invece dalla nave Dattilo tutti due giorni fa a sud di Lampedusa. Sono 372 uomini, 96 donne di cui 7 incinte, una in particolare al nono mese di gravidanza è stata già ricoverata in ospedale, 32, infine, i minori accertati. In pochissime ore la macchina organizzativa ha predisposto il servizio di prima accoglienza sul molo Marconi, dove però i 500 stranieri, già stanchi, e denutriti, avrebbero dovuto aspettare al caldo i lunghi adempimenti burocratici che poi portano al trasferimento alle varie destinazioni in tutta Italia. Per il sindaco Renato Accorinti, ieri sera, intorno alle 22, come già accaduto a Palermo, ha chiesto aiuto all’arcivescovo Calogero La Piana, che d’accordo con il parroco, padre Giuseppe, ha messo a disposizione la chiesa di San Francesco all’Immacolata che è molto spaziosa e fresca. Fuori dalla chiesa sono stati allestiti i bagni chimici. Nel tempio sono stati trasportati tutti coloro che sono risultati in buone condizioni di salute, secondo gli accertamenti dei medici militari a bordo nave e quindi dei medici dell’asp a terra. Circa 35 persone invece sono state isolate in una tenda per avviare la terapia contro l’infezione di scabbia.