Oggetto del contendere, manco a dirlo, l’isola pedonale “Cairoli”. Sulla quale i riflettori, evidentemente, si sono tutt’altro che spenti. Dopo gli atti stragiudiziali presentati ad inizio giugno, si passa all’esposto in Procura. A presentarlo, su mandato degli oltre cento commercianti di cui sopra, gli avvocati Carlo Autru Ryolo e Maurizio Cacace, che definiscono «risibili » le giustificazioni rese da Accorinti per motivare la decisione di mantenere in vigore l’isola pedonale. I legali invitano la Procura «a verificare, nel comportamento posto in essere dalla Giunta comunale, profili di illegittimità ». L’esposto, infatti, teorizza la violazione dell’ordinanza ministeriale per l’emergenza traffico del 2006. In particolare, secondo gli avvocati avrebbe dovuto essere il segretario generale Le Donne, e non la Giunta, ad adottare il provvedimento, in quanto individuato come “depositario” dei poteri assegnati da quella ordinanza. Altra violazione sarebbe stata commessa rispetto al Codice della strada, nella parte in cui prevede, in sostanza, che ogni provvedimento debba essere previsto e inserito nel Piano generale del traffico urbano. Un passaggio, questo, che in verità l’Amministrazione ha compiuto proprio nei giorni scorsi, aggiornando il Piano (con dentro l’isola pedonale Cairoli) che, adesso, dovrà essere trasmesso al consiglio comunale. In precedenza, l’ultimo aggiornamento, ricordano i legali, risaliva al 1998. La delibera di istituzione dell’Isola, dunque, «è stata emessa in presenza di un Piano urbano del traffico illegittimo ». E ancora, secondo le direttive ministeriali il traffico urbano va pianificato in tre livelli: Piano generale del traffico urbano, Piani particolareggiati e Piani esecutivi del traffico. «L’area pedonale non può essere attivata in assenza di un piano urbano del traffico». Infine, si contesta la mancata valutazione «degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione e sull’ordine pubblico
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