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Depuratore di Tono,
tutto tace

        I fondi ci sono ma la Regione non li ha ancora destinate al Comune di Messina, così l'avvio dei lavori per la realizzazione del nuovo impianto di depurazione di Tono resta al palo. Considerate le scadenze imposte dal Cipe, Palazzo Zanca, già lo scorso ottobre, ha affidato l'incarico di progettazione ed è stato nominato il Rup, ma attende di ricevere il decreto di finanziamento per poter sottoscrivere il contratto di appalto e pervenire alla definizione del progetto esecutivo. Con più lettere gli uffici comunali hanno sollecitato il dipartimento all'Energia e dei Servizi di pubblica utilità, ma a tutt'oggi non è giunta alcuna risposta. Probabilmente a Palermo non ci si rende conto dell'importanza che quest'opera è in grado di assumere a tutto il territorio. La realizzazione del depuratore di Tono e dei relativi collettori di adduzione eliminerebbe in buona parte le criticità del sistema di depurazione cittadino, dotando la zona nord di un adeguato impianto che permetterebbe l’alleggerimento di quelli di Mili e San Saba, con ovvi benefici. Si potrà, ad esempio, evitare di scaricare parte di liquami in mare per insufficienza strutturale (specie d’estate), ridurre drasticamente i disagi ambientali legati alla lunghezza dell’attuale linea di adduzione, adeguarsi ai dettami del Programma di attuazione delle rete fognaria (Parf) vigente. Il finanziamento da 40 milioni di euro, ottenuto nell'ambito dell'Apq, è conseguente allo stato di infrazione comunitaria in cui si trova il Comune, in virtù degli oltre 70 mila abitanti che utilizzano impianti non a norma per la depurazione delle acque reflue. Un problema al quale si sono interessati i capigruppo in consiglio comunale, Giuseppe Santalco (Felice per Messina), Paolo David (Pd) e Francesco Pagano (Progressisti Democratici), i quali hanno scritto al governatore siciliano Rosario Crocetta per chiedere un intervento immediato: «Auspichiamo che vengano urgentemente disposti i fondi necessari per l'emissione del decreto - hanno spiegato -, rilevato lo stato di infrazione che incombe pesantemente sul Comune ma anche sulla Regione, oltre al grave stato di disagio in cui si trovano tanti messinesi». I fondi stanziati dal Cipe, complessivamente circa 165 mila euro per la provincia di Messina, sono stati recuperati dalle risorse regionali del Fondo per lo sviluppo e la coesione e da quelle “liberate” dalla programmazione comunitaria 2000-2006.

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