A quel che si vede in due luoghi così vitali, ancor di più nella stagione “turistica” (virgolette d’obbligo), i fatti sono lontani. I tempi operativi che MessinAmbiente e l’Ato 3 possono ancor oggi garantire al cittadino messinese, anche quelli di semplice “reazione” dopo la segnalazione di un’emergenza, non sembrano potersi misurare nell’arco delle 24 o 48 ore. Almeno non a Torre Faro, dove l’immondizia e le suppellettili sono strabordanti da giorni e giorni, particolarmente nella via Marina di fuori, e ancor meno sul viale San Martino, dove le siepi e gli alberi della linea tranviaria addirittura da un anno, non vengono curati in modo decente. Solo a spizzichi e bocconi, con una lentezza da quarto mondo del decoro. Ma andiamo per ordine e cominciamo dal pezzo di Torre Faro adiacente al litorale più frequentato di Messina. Se fin da marzo ci siamo soffermati invano sulla presenza di lastre d’eternit scaraventate da qualche barbaro nell’area verde tra il parco letterario Horcynus Orca e l’ex Cantiere Seaflight, (pannelli non rimossi, adesso rotti e naturalmente... aumentati di quantità) stavolta è deprimente gettare lo sguardo lungo la via Marina di fuori, laddove pattume e suppellettili formano distese lunghe anche trenta metri. In un tratto una prigione nauseabonda che separa il mare dalla strada. Bisogna che i bagnanti a piedi aggirino quelle distese d’immondizia e non si facciano investire. È pur vero che tra i tantissimi residenti estivi s’annidano non pochi incivili che meritano multe per migliaia di euro, ma non è questa una motivazione che possa indurre il Comune, ovvero MessinAmbiente, a girare lo sguardo altrove. O meglio a procedere con i ritmi ordinari ignorando il fatto che siamo in estate, e che la popolazione del comprensorio è triplicata. Ieri già da piazza dell’Angelo in direzione Pilone, la fila delle auto ovunque parcheggiate era impressionante, a conferma della necessità di allestire un parcheggio pubblico cui, con una corsa contro il tempo, l’Amministrazione Accorinti sta cercando di provvedere. Ma questo non è l’unico bisogno di Torre Faro. Altrettanto impellente è quello della raccolta puntuale dell’immondizia e delle suppellettili, degli sfregi che l’inciviltà produce dentro e fuori il paradiso fallito di Capo Peloro.
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