Inquinamento vecchio e inquinamento nuovo. È un grande bubbone infetto nel cuore di Messina l’ampia parte della Zona falcata per la quale si stanno consumando passaggi burocratici in merito al trasferimento di alcuni impianti dall’Ente Porto all’Autorità portuale. L’addio a contenziosi che tutto hanno bloccato, o dato la scusa per bloccare, in stato di barbarie, dal secolo scorso. Ma il grande bubbone, inarrestabile, continua a esplodere. Anche ieri mattina, grazie alla scoperta di nuove discariche inquinanti, grandi e piccole, durante una serie di controlli del nucleo Decoro della Polizia municipale, sotto la supervisione del comandante Ferlisi. Quanto le parole non dicono più, è drammaticamente nelle cose. È scritto col sangue della città: nei luoghi. Cancrene dell’aria, dell’acqua, dei beni storico- architettonici, conseguenze dell’in-civiltà industriale e della pubblica dis-amministrazione: obbrobri che sconvolgono ancora il cittadino in buona fede pur dopo tanto disgusto per l’ambiente fatto a pezzi e per la storia e la cultura sempre sfregiate al volto. È accaduto, ieri, un banale episodio. Di quelli che nella Falce ormai accessibile in ogni anfratto avverranno sempre più spesso. Un piccolo incendio di copertoni e resti d’elettrodomestici, ha richiamato l’attenzione di una pattuglia dei vigili del Decoro, attirati da quei guizzi di fiamme e dal fumo alto che si levava accanto ad uno dei bastioni, all’interno dell’area denominata “ex Cantiere Cassaro”. Un’area oggetto del famigerato contenzioso tra enti, aggiudicata quasi dieci anni fa all’interno della nuova concessione sul bacino di carenaggio ex Smeb,ma di fatto mai usata dall’impresa Palumbo per via dei vincoli della Real Cittadella.
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