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Truffe on line, ecco come operavano i ragazzi

Mettevano in vendita su internet smartphone, tablet e pc a prezzi stracciati. Si facevano contattare dai potenziali acquirenti, chiedevano un acconto e poi sparivano con i soldi. Utilizzando profili falsi, cambiando numero di telefono e sfruttando l’ingenuità di chi acquistava. Le truffe erano ben organizzate, ma alla fine i carabinieri hanno smantellato questa piccola associazione, formata da quattro ragazzi messinesi che dovranno rispondere di truffe on line ed estorsione in concorso. In manette stamattina sono finiti Francesco Spartà, 25 anni, Vincenzo Bombara, 24 e Antonino Ferro, 22, quest’ultimo ai domiciliari. Una quarta persone è risultata irreperibile. Un giovane calciatore messinese che in passato è stato anche in una squadra di serie A e oggi è all’estero. La misura cautelare è scattata anche per una quinta persona, Walter Piccione, 20 anni, colpito dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. In poco più di un anno i ragazzi hanno messo a segno almeno 50 truffe online, per qualcosa come 20mila euro. Le indagini sono scattate ad aprile 2012, sulla base di una denuncia presentata a Fabriano da una persona che dichiarava di essere stata truffata da un venditore messinese. A questa se ne sono aggiunte altre, molte delle quali proprio in città. Il meccanismo era semplice. Il gruppo metteva in vendita su ebay annunci o su subito.it oggetti tecnologici di valore a prezzi scontatissimi. L’ignaro acquirente contattava il numero collegato all’oggetto e presentava la sua offerta. I ragazzi chiedevano un acconto o addirittura l’intera somma da pagare tramite postepay. Appena ricevevano i soldi, contattavano il loro gestore telefonico e spiegando di aver subito molestie telefoniche, ottenevano il cambio del numero. Risultato: per l’acquirente che aveva pure versato i soldi diventavano irrintracciabili. Con questa tecnica avrebbero tentato di truffare almeno 100 persone, riuscendoci la metà delle volte, sfruttando profili creati ad hoc e cambiando più volte numeri e riferimenti telefonici. Le postepay, almeno 10 quelle utilizzate, erano collegate a documenti d’identità che venivano dichiarati smarriti. Così pensavano di non rendersi reperibili. La merce, ovviamente, non arrivava a chi aveva pagato. Sono state registrate almeno 30 denunce di truffe subite, a Messina e Milano, a Roma e in Sicilia.

Stamattina il gip del tribunale dottoressa Marino ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Federica Rende e emesso il provvedimento cautelare.

Nella vicenda sono coinvolte altre sei persone indagate a vario titolo di estorsione, favoreggiamento personale, falsità ideologica e violenza privata.

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