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Piccoli viticoltori crescono nella scuola dei marchi “doc”

  «Non potrebbe essere altrimenti: qui i ragazzi studiano sui libri come tutti i liceali, ma imparano anche sul campo. E da qualche anno si sono trasformati in viticoltori di successo». A parlare è il vicepreside dell’Istituto tecnico agrario Cuppari di San Placido di Calonerò, Leopoldo Moleti. «La nostra azienda agraria è di 30 ettari. Ci sono frutteti e campi dimostrativi di piante officinali, piccole coltivazioni erbacee e di ortaggi. Oltre a uliveti e vigneti, il nostro vanto: quest’anno abbiamo portato il vino Faro Doc, annata 2010, al Vinitaly di Verona. Siamo tornati qui con una serie di contatti per esportarlo all’estero, in Germania, Svizzera, Norvegia e Svezia. Lo abbiamo battezzato a fine 2012 e, su 8000 bottiglie, 800 sono già arrivate nello Stato di New York. Quale modo migliore per investire sulle nostre eccellenze enogastronomiche? ». I ricavati dalla vendita del vino sono investiti per sviluppare le strutture dell’Istituto: «Dal 2005 abbiamo aumentato la superficie destinata alle viti e comprato le attrezzature moderne per la vinificazione, in parte coi fondi europei in parte coi nostri. Quest’anno, grazie alle vendite, ripagheremo i costi di avviamento della cantina». Ma il progetto aziendale è andare oltre, puntare anche sulle varietà che stanno scomparendo perché spesso soggette a parassiti, come il susino, la mela e il pesco. «E mi piacerebbe introdurre il lychee –aggiunge Moleti – un frutto orientale noto anche come ciliegia della Cina». Nel 2010, a fianco del liceo, nei locali di quella che probabilmente era l’antica cantina del monastero, è stata inaugurata l’Enoteca provinciale, con l’obiettivo di vendere i prodotti enogastronomici della zona: sugli scaffali attorno ai tavoli in legno fanno bella mostra di sé le bottiglie delle tre “Doc” messi - nesi, Faro, Mamertino e Malvasia delle Lipari. Due anni dopo è arrivato il Museo del vino e dell’olio, un itinerario punteggiato di macchinari risalenti a inizio ‘900 e destinati alla lavorazione dell’uva e delle olive. Poco più in là, nella bottaia, invecchia il vino dell’annata 2012: «Deve stare un anno in botte e, dopo essere stato imbottigliato, passano altri 6-9 mesi prima che possa arrivare sul mercato». Così, dove un tempo erano i monaci a produrre eccellenze, ora sono i giovani studenti, guidati da professori e specialisti. «L’unica cosa che ci penalizza un pò – rac - conta Moleti –è la posizione così arroccata». Gli fa eco il preside, Pietro Giovanni La Tona: «Molti ragazzi non si iscrivono perché è difficile raggiungere la scuola. Ma l’interesse verso l’attività agroalimentare grazie ai suoi sbocchi occupazionali, insieme all’avvio della cantina e alla ristrutturazione del nostro edificio hanno fatto comunque aumentare le richieste, anche perché questo è l’unico istituto tecnico agrario della provincia di Messina. Inoltre il monastero comincia a essere sempre più conosciuto: durante la scorsa Notte della Cultura abbiamo registrato circa 1200 visite. I messinesi si stanno riappropriando di questo loro bene». Dopo tutto la bellezza del posto è unica, nonostante il monastero sia ancora un cantiere di lavori in corso. Il panorama è mozzafiato, all’orizzonte il mare, come diceva una vecchia canzone, è “una tavola blu”. I professori si riuniscono in una sala con volta a crociera, mentre gli studenti, per accedere al campetto di calcio e basket, attraversano una piccola sala che era la base di una delle quattro torri dell’originario castello trecentesco, con un portale gotico catalano che affaccia su una cappella del ‘400 e archi a sesto acuto. C’è perfino una cuba di epoca bizantina poi affrescata a fine ‘500. Ma anche i corridoi della scuola hanno le loro bellezze da mostrare: conservate in credenze a vetri, ci sono una collezione di frutti in gesso decorati a mano, i più svariati uccelli impagliati, poi anche bocce contenenti granchi, serpi e pesci sotto formaldeide. Perfino il refettorio è un piccolo museo gastronomico: dalla cucina arrivano due grosse teglie di torta salata per gli studenti e nei pentoloni è in cottura il ragù salsiccia e funghi porcini per il pranzo, con a fianco due immancabili casseruole piene di mele rosse e bianche. Piccoli viticoltori crescono.

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