Il Pd lo ha scaricato. Il nome di Francantonio Genovese non compare più nell’elenco anagrafico del partito di cui è stato uno dei fondatori, oltre che il primo segretario in Sicilia. Lo ha deciso la Commissione nazionale di garanzia, dopo aver verificato che il deputato nazionale, nonostante avesse annunciato al gruppo parlamentare la propria auto-sospensione, non l’ha mai formalizzata alla segreteria del partito. Non si tratta di un’espulsione, perché lo statuto non la prevede, ma di un provvedimento- come ha spiegato il presidente della commissione Enrico Morando- che può essere revocato o confermato in base all’esito dell’inchiesta sulla formazione “Corsi d’oro” e quindi della vicenda giudiziaria che vede coinvolto il politico messinese per il quale la procura e il gip De marco hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto. Quindi “Mister 20mila preferenze”, definito così da quando, nel 2012, alle primarie parlamentari risultò il più votato in Italia, viene isolato dai suoi stessi compagni di partito. “Una misura eccessiva- commenta Paolo David, capogruppo al comune – visto che la giunta per le autorizzazioni a procedere non si esprimerà prima del 18 aprile”. Per l’ex candidato sindaco Felice Calabrò il partito ha applicato alla lettera il regolamento e quindi è auspicabile che possa fare marcia indietro perché ciò significherebbe che Genovese avrebbe dimostrato la propria innocenza. Intanto il terremoto politico interno al pd ha avuto i suoi effetti anche in Sicilia: il presidente della Commissione regionale di garanzia, Giovanni Bruno, ha chiesto di visionare il fascicolo dell’inchiesta per adottare analoghi provvedimenti nei confronti di altri iscritti locali che vi sono coinvolti. C’è dunque da aspettarsi una vera e propria epurazione.
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