Se il tentativo di dare ordine e razionalizzare un sistema che deve guardare all’Europa e al mondo intero, è meritorio, è davvero allucinante immaginare le conseguenze di questo Piano su Messina e l’Area dello Stretto. Il primo porto per numero di passeggeri in Italia, una delle “capitali” del crocerismo in Sicilia e nel Meridione, il perno della futura Città metropolitana e Area integrata dello Stretto, che coinvolge i porti di Reggio Calabria e di Villa San Giovanni, verrebbe spogliato non solo dei suoi organismi ma anche delle sue stesse funzioni. A Catania si trasferirebbe il “centro di potere”, lì si concentrebbero gli investimenti e le strategie per i prossimi anni. Con Catania e Augusta si ha il dovere di dialogare e di intrecciare rapporti sempre più stretti, ma Messina ha una dimensione ben più ampia del Distretto della Sicilia Orientale, è il cuore pulsante di una “mini-regione” che, una volta attuati i progetti delle due Città metropolitane, avrebbe una popolazione di quasi un milione di abitanti, che si porrebbe come una delle più importanti realtà urbane del Meridione e dell’intero Mediterraneo. Ecco perché il “piano Lupi” va stoppato prima che sia tardi. Ecco perché gli annunci del ministro Alfano e degli altri esponenti politici devono trovare risposta nei fatti. Guai a farsi beffe dei messinesi e delle sacrosante esigenze di rilancio di un territorio fin troppo svilito e umiliato dalla malapolitica, oltre che dalla sua intrinseca debolezza.