Da un lato è stato messo in moto un meccanismo quasi sconosciuto in Italia: una radicale revisione della spesa pubblica, che comporterà a breve, da parte del governo “Renzi-Alfano”, una netta riduzione delle 24 Autorità portuali italiane. Dall’altro, però, a fare da guida e da argine, ci sono alcuni elementi: le posizioni dei porti, le entrate tributarie, i numeri dei passeggeri e delle merci, la necessità di potenziare le attività di logistica in Italia. L’importante è che non covino, ai margini, pressioni volte a favorire mega concentrazioni per pochi. È questo lo scacchiere politico- economico, innovativo in chiave europea ma anche rischioso per quei “porti-città” che rischiano di essere stritolati, in cui si sta vivendo a Roma e in tutte le Authorities italiane l’elaborazione della cosiddetta “riforma Lupi”: a partire dalla sua originaria versione minima dei 7 distretti fino a quella attuale, più articolata, di 14 realtà distrettuali.