Più che di servizio tranviario, a Messina sarebbe più corretto parlare di disservizio. E’ questo infatti il quadro desolante del trasporto pubblico locale. A pagarne le conseguenze sono le migliaia di cittadini che quotidianamente sono costretti a estenuanti attese alle fermate. Una volta saliti sui mezzi, il viaggio risulta tutt’altro che confortevole: nelle ore di punta i passeggeri sono costretti a viaggiare stipati come sardine. Il grave disagio finisce con esasperare chi è costretto a utilizzare giornalmente i mezzi pubblici. A pagarne le spese sono soprattutto i conducenti. Secondo l’Orsa infatti, i viaggiatori inferociti sfogano la propria rabbia contro di loro, insultandoli e perfino minacciandoli, così come sottolineato da Burgio e Turrisi del Coordinamento autisti. Per l’Orsa, il fondo si è toccato negli ultimi due giorni. Ieri tra le 10 e le 12.30 sono rimasti in linea solo quattro tram a fronte dei sette previsti dal piano esercizio disposto dall’Atm. Non è andata meglio nel pomeriggio del 25 marzo, con sole tre vetture in servizio. L’attuale situazione vanifica l’esperimento “Andiamo a scuola in TPL” , proposto dall’Amministrazione Comunale nell’ottobre scorso, ma mai entrato a regime. Secondo il segretario Orsa Michele Barresi, questo progetto non fa che aumentare le criticità del trasporto pubblico cittadino, vista la cronica mancanza di vetture. Difficoltà aggravate dalla carenza palesata dall’Atm nel settore manutentivo, già denunciata dall’Orsa nelle scorse settimane con un esposto alla Procura della Repubblica. Il sindacato boccia dunque l’iniziativa “a scuola in TPL” e chiede ad ATM e all’assessore Cacciola, l’immediata sospensione dell’attuale piano di esercizio, con il ripristino di un servizio cadenzato del tram tramite un piano orario più funzionale alle esigenze dei cittadini.
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