Si chiude definitivamente la storia di MessinAmbiente, la società mista che ha gestito, tra luci e ombre, per poco meno di vent’anni il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Con le dimissioni di Armando Di Maria e la nomina del nuovo commissario liquidatore (e del nuovo collegio dei revisori dei conti), si entra nella fase che l’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua considera come una «svolta storica». Si accelera sul fronte della messa in liquidazione e, contemporaneamente, si avviano le procedure per la costituzione della nuova società che, nelle intenzioni dell’amministrazione Accorinti, dovrebbe porre fine una volta per tutte al dualismo MessinAmbiente- Ato3, liberandosi dal fardello ormai insopportabile di debiti e contenziosi. Facile a dirsi, più difficile a realizzarsi. Ma il percorso è ormai imboccato, come è stato ribadito durante la lunghissima assemblea dei soci convocata per ieri sera a Palazzo Zanca e conclusasi a notte inoltrata. Assemblea che, in sostanza, vede la partecipazione di un socio unico, il Comune, che detiene l’intero pacchetto di azioni della Spa. MessinAmbiente era nata con altri obiettivi e prospettive. Frutto di un accordo partitico trasversale tra Centrosinistra e Centrodestra (all’epoca della giunta Providenti), la società aveva presentato un progetto ed era stato scelto un partner privato, con il 49 per cento delle azioni, la ditta “L’Altecoen” di Enna. Inutile rievocare in questa sede le tormentate vicende consumatesi tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, culminate poi in una clamorosa inchiesta giudiziaria che porta all’azzeramento dei vertici dell’impresa ennese e della stessa “MessinAmbiente”. Da allora il Comune, di fatto, se l’è cantata e suonata da sola. Socio unico sia di MessinAmbiente sia dell’Ato3, è comese si fosse sdoppiato in una sindrome schizofrenica, senza venire a capo di una contrapposizione tutta interna che ha avuto effetti deleteri, che ancora oggi paghiamo sulla nostra pelle.
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