Mimmo, Nicola, Vincenzo, Melchiorre. E Salvatore, Santo, Adolfo, Santino. E poi Rosario, Francesca, Agata, Massimo. Carmelo, Giovanni, Antonio, Placido. Non dimenticate questi nomi. Perché quello che hanno fatto queste sedici persone non ha precedenti in città e ne ha pochissimi in Italia. Sono ex lavoratori della Triscele. Li abbiamo visti per più di un anno in presidio davanti allo stabilimento di via Bonino. Lottavano per convincere l’azienda a rilanciare la produzione. Ma lottavano soprattutto per continuare a fare l’unica cosa che sanno fare. La birra. A Messina. E quando l’azienda ha chiuso definitivamente i battenti hanno deciso di mettersi in gioco in prima persone. Hanno creato una cooperativa e si sono inventati un marchio e un progetto nuovi di zecca. Produrranno birra come una volta. Lo faranno qui, nei capannoni 4 e 10 della zona asi di Larderia. Proprio ieri la regione ha ufficializzato l’assegnazione delle due strutture, Mimmo Sorrenti, presidente della cooperativa, lo ha annunciato in diretta durante la puntata di Punto Franco. E così dopo due anni di battaglie e decine di presidii in giro per la città, il più lungo davanti allo stabilimento, finalmente l’incubo dei licenziati si è trasformato nel sogno dei lavoratori che si mettono insieme per un grande progetto. Per cinque anni saranno in affitto, ma l’obiettivo è acquistare i capannoni e rendere operativa al 100 percento il nuovo stabilimento. A pieno regime il nuovo burrificio potrà produrre 25mila ettolitri di birra, ma tutto dipenderà dalle richieste.
Il primo passo, intanto, è stato fatto. Ed è un passo enorme, che vale anche da esempio per chi, come loro, ha perso il lavoro. Altri avevano provato a lanciare l’idea della cooperativa, i sedici ex Triscele ci sono riusciti. E adesso non vedono l’ora di cominciare a fare ciò che sanno.
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