A un mese di distanza non si può cambiare idea in tema di carcerazione. Quantomeno ci vogliono argomentazioni giuridiche molto convincenti per spiegare il “no” di prima alla cessazione degli arresti domiciliari e il “si” successivo. È questo il nucleo centrale dell’appello che la Procura ha depositato davanti ai giudici del Riesame. Un appello per contestare la recente decisione della seconda sezione penale del tribunale, che a gennaio dopo l’avvio del processo “Corsi d’oro” sulla formazione professionale aveva disposto la scarcerazione di nove degli imputati che si trovavano agli arresti domiciliari dal luglio scorso. Le nove posizioni riguardano Daniela D’Urso - moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca -, Chiara Schirò - moglie del deputato del Pd Francantonio Genovese -, Elio Sauta, la moglie Graziella Feliciotto, Concetta Cannavò, l’ex assessore comunale Melino Capone, il fratello Natale Capone, Natale Lo Presti e Nicola Bartolone. E di tutto questo davanti al Riesame si discuterà il 3 marzo, giorno in cui per l’ennesima volta accusa e difesa passeranno lunghe giornate per l’ennesima puntata della “guerra di posizione” sui corsi professionali.
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